EZRA POUND, IL POETA "VORTICISTA"
Ezra Pound è stato il più internazionale, inevitabile ed imbarazzante poeta del Novecento. Nacque il 30 ottobre 1885 nel profondo e provinciale Far West (Idaho) e morì il 4 luglio 1972 in una città irreale come Venezia.
Pound che vive 13 anni della sua lunga vita rinchiuso nel manicomio criminale Saint Elizabeth’s di Washington dove vi finì per le sue idee politiche e il suo sostegno a Mussolini è il “grande fabbro” della poesia moderna, poeta “imagista”, che sposa le idee filosofiche di Hulme e spoglia i versi da ogni sovrastruttura retorica e sentimentale, l’ideatore di una nuova poesia fondata essenzialmente sull’elemento visivo. E poi sarà tante altre cose: il poeta della speranza di un rinascimento culturale americano, che pubblica i sonetti di Cavalcanti e fa conferenze a Londra sul poeta fiorentino stilnovista, il poeta “vorticista”, che esplora la complessità psichica dell’immagine poetica, ne complica l’espressione cercando effetti di simultaneità e di spazialità (siamo nell’epoca delle innovazioni dell’arte, di Braque,Picasso , Matisse, Kandisnsky, Marinetti, etc) . L’immagine – dirà Pound – non è un’idea, è un nodo, un grappolo radiante, un vortice (da qui il “Vorticismo “ che , diversamente dall’imagismo, che è statico, è movimento racchiuso nell’immagine stessa).
Pound è il poeta che postula la necessità dell’impersonalità della poesia ricorrendo alla tecnica delle “maschere”, maschere che non occultano, ma anzi disvelano. Nei suoi “ Canti”, un’immensa enciclopedia poetica del sapere del nostro tempo, uno dei monumenti della poesia contemporanea in cui l’autore racconta la storia del mondo e di se stesso, ossia il suo inferno, il suo purgatorio, il suo paradiso, Pound è insieme Dante (il suo inarrivabile modello di cui si innamora fin giovanissimo, anche grazie a Henry Wadsworth Longfellow, lontano parente della madre, che aveva effettuato la prima traduzione in americano della “Divina Commedia” e fondato il Circolo Dante, nel 1867) e Virgilio, guida e viaggiatore, giudice e peccatore , spettatore e protagonista.
I Cantos – dice Montale – contengono tutto lo scibile di un mondo in disfacimento … I troni nel paradiso di Dante sono assegnati alle anime delle persone responsabili di buon governo, i troni dei “Cantos” rappresentano uno sforzo per uscire dall’egoismo e per dare la definizione di un ordine possibile o comunque concepibile sulla terra”. In quel suo poema che rifà la storia dell’umanità, in cui le epoche e le civiltà più remote e diverse si sovrappongono e s’intrecciano, così come l’impasto di lingue e stili diversi , toni lirici e toni saggistici, il balenare di immagini pure e definitive in un apparente accumulo di dati materici , qualcuno ci vede una miniera di splendidi frammenti lirici, una scarica elettrica di versi di straordinaria intensità e innocenza lirica , versi talora delicati e rigorosi nella loro libertà. E per quanto ne sia forse arbitraria e spesso inafferrabile la struttura complessa, – dicono alcuni studiosi – essa ha un’importanza notevole , ed esercita un fascino immanente.
Di lui dice Montale: “Ottima persona , buona , generosa ,che accoglieva e sfamava giovani aspiranti scrittori che lo venivano a trovare a Rapallo, nella sua torre d’avorio e ”ombelico del mondo”, dov’era la sua casa, organizzava stagioni di concerti di musica rara per la sua compagna violinista Olga Rudge ( si era improvvisato critico musicale a Venezia, ventitreenne, per sbarcare il lunario, ma poi aveva scoperto che la musica ce l’aveva dentro, in modo prodigioso, e la studiò davvero e fino in fondo, fino a divenire un raffinato compositore) , ed era sempre dignitoso, cortese , umano , grande giocatore di tennis e quasi altrettanto professionale scopritore di geni che non sempre si dimostrarono tali. Per il resto – dice sempre Montale – era uno che si era divertito a giocare con le parole , che aveva ridotto i fatti della storia ( cinese, giapponese, italiana) ad altrettanti stravinskjiani fuochi d’artificio , o a quadri cubisti di Braque e Picasso, a costruzioni ideogrammatiche, a esperimenti su teorie dell’inconscio collettivo”.
Dice Auden: “Dopo di lui la poesia di lingua inglese non è più stata la stessa, è uno dei maggiori innovatori dell’arte novecentesca. Le avanguardie novecentesche devono molto a Zio Ezra, gli devono il coraggio di uno sguardo sempre volto al “nuovo” ( “Make it new” era il suo motto) , ma anche l’esempio di come conservare il meglio delle tradizione del passato, occidentale e orientale . Si può dire che non ci sia autore di versi che non abbia imparato qualcosa da lui , come nessuno scrittore di racconti è privo di debiti nei confronti di James Joyce, che fu una delle tante scoperte di quel formidabile cacciatore di geni che era Pound. Fu lui che fece pubblicare l’Ulysses a Sylvia Beach, a Parigi, e lo difese quando lo accusarono di pornografia; fu lui che scoprì Eliot e “La terra desolata” , di cui fece anche uno spietato “editing” di riduzione che varrà , in seguito, al poeta americano , il nobel per la letteratura; fu lui che insegnò a Hemingway ciò che si deve scrivere e ciò che non si deve scrivere”.
Ma cosa ci vuol dire Pound con questo vertiginoso poema i cui procedimenti stilistici si fanno via via sempre più ardui ed ellittici, con tecniche espressive fatte quasi interamente di citazioni e ideogrammi cinesi che rendono assai problematica non solo la comprensione del testo, ma la sua stessa lettura? Pound dice che la poesia per essere davvero nuova e rivoluzionaria deve essere totale , la poesia è anche storia, società , politica, economia. La poesia diventa giustizia internazionale contro la corruttela del mondo finanziario, dei traffici bancari, dell’usura. Per Pound la radice di ogni male, di ogni decadenza, di ogni corruzione è annidata proprio nella pratica dell’usura e quindi nell’istituzione quattrocentesca delle banche e dei banchieri, e negli ebrei che la praticano da sempre.
Pound è uomo gentile, sognatore che studia le lingue classiche e le letterature romanze, Dante, Cavalcanti e Villon , ma anche Confucio, il cinese e il giapponese, insomma un vero uomo di cultura, di larghe vedute ma anche poeta inquieto e combattivo, errante, ma non reietto , che verrà ricordato solo ed esclusivamente per la “pazzia” di aver aderito al fascismo.
La Corte Suprema, su mozione del giudice Thurman Arnold, dopo ben 13 anni, lascia cadere l’accusa di tradimento e lo fa uscire dal manicomio (siamo nell’aprile del 1958 ) affidandolo alla custodia della moglie Doroty Shakespear. Dice di lui la moglie: “Pound ha imparato a vivere fuori del suo corpo. Lo vedo come una persona duplice , tenuto insieme dalla carne… Può anche languire la fame , ma il suo spirito riuscirebbe sempre a perseguire la più alta delle arti, la poesia. Per lei si può anche morire, mi ha detto un giorno”.
Ssposati nel 1914 negli anni ’20 vanno a a vivere a Parigi ( la Parigi di Hemingway, Joyce, Eliot, Satie, Picasso, Tzara, Cocteau) , dove Ezra avrà una relazione anche con la violinista Olga Rudge, da cui nel 1925 , quando si saranno ormai stabiliti a Rapallo, in un menage a troi, nascerà la figlia Mary.
Ed è proprio dalla figlia , ormai contessa Mary de Rachewiltz , (ha sposato il nobile egittologo Boris de Rachewiltz) , nel castello di Brunnenburg, vicino Merano , che il poeta va a vivere subito dopo essere stato liberato ( luglio del 1958). Con la figlia , che sarà devota custode , traduttrice ed esegeta della poesia del padre , rimane per circa tre anni , poi va a Roma e infine si stabilisce definitivamente fra Venezia e Sant’Ambrogio di Rapallo , dove , ormai ultrasettantenne , continua a scrivere. Ma le sue vecchie certezze lo hanno ormai abbandonato da tempo. E sebbene continui a lavorare a “I Canti”, diventa consapevole di quanto siano stati il suo fallimento , sia come artista sia come uomo. Si pente di molte delle sue azioni passate, tanto che in un’intervista con Allen Ginsberg del 1967 si scusa di quello “sciocco e provinciale pregiudizio dell’antisemitismo”. Distrutto da quei durissimi anni di sofferenze sia morali sia fisiche trascorsi in manicomio , “anni immedicabili” , dice Fernanda Pivano , che ne raccoglie il dolore in un ritratto commosso e nostalgico, “ sembra davvero che su quest’uomo il sole sia tramontato” ben presto Ezra si ammala e si chiude in un silenzio quasi completo. Gli ultimi dieci anni li trascorre con Olga Rudge , la celebre violinista per la quale aveva scritto diverse opere musicali. Vivono fra Venezia e Sant’Ambrogio, vicino Rapallo , in una spartana casetta immersa nel paesaggio ligure che domina “i Canti Pisani”, da molti ritenuto il suo capolavoro.