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Massimo Mannarelli

LA RELIGIONE DEI SOVIET E LA RICERCA DI UNITA' STORICA DI PUTIN


“La religione è l'oppio dei popoli", diceva Karl Marx. Il Partito comunista deve far comprendere questa verità alle immense masse del popolo lavoratore. Il compito del Partito è quello d'infondere in tutte le masse operaie, anche in quelle più arretrate, questa verità: la religione era, e continua ad essere, uno degli strumenti più potenti nelle mani degli oppressori per il mantenimento dell'ineguaglianza, dello sfruttamento e dell'obbedienza servile dei lavoratori.

L'Unione Sovietica fu il primo stato ad avere, come obiettivo ideologico, l'eliminazione totale della religione e la sua sostituzione con l'ateismo universale. Dopo la Rivoluzione d'Ottobre il regime comunista iniziò a confiscare i beni religiosi delle varie chiese presenti in Russia, in particolar modo della Chiesa ortodossa.

Successivamente iniziò a perseguitare i credenti ed iniziò a propagandare nelle scuole l'ateismo e le varie scienze per dare agli studenti una visione materialista e scientifica del mondo. Molte chiese, moschee o sinagoghe vennero distrutte od adibite ad altri usi come uffici statali, scuole, ospedali e magazzini mentre molti monasteri furono chiusi o convertiti in campi di prigionia, di cui il più famoso è il Monastero di Solovki, sulle isole Soloveckie, divenuto il campo Solovki.

Nikolaj Ivanovič Bucharin nel suo “L'A.B.C. del Comunismo” (1919) afferma che certi comunisti mediocri ragionano così: "La religione non mi impedisce d'essere comunista, io credo sia in Dio che nel comunismo. La mia fede in Dio non m'impedisce di lottare per la causa della rivoluzione proletaria".

Un tale ragionamento, secondo Bucharin, è completamente sbagliato, in quanto la religione ed il comunismo sono incompatibili sia teoricamente che praticamente. Ogni comunista, infatti, deve considerare i fenomeni sociali (relazioni fra gli individui, rivoluzioni, guerre, ecc.) come manifestazioni che seguono leggi definite. Le leggi dello sviluppo sociale determinate dal socialismo scientifico, sulla base della teoria del materialismo storico elaborata da K. Marx e F. Engels. Secondo questa teoria, nessuna forza soprannaturale ha avuto influenza sullo sviluppo sociale. Anzi la medesima idea di Dio e delle forze soprannaturali si è formata ad un certo stadio della storia umana e questa idea, puerile e non confermata dall'esperienza della vita e della lotta dell'uomo contro la natura, comincia a venir meno.

Secondo Bucharin i pregiudizi religiosi sono molto duraturi e ingannano persino le persone più intelligenti, perché alle classi sfruttatrici conviene mantenere il popolo nell'ignoranza e nella sua infantile credenza nel miracoloso.

Le forze soprannaturali non si manifestano neppure nelle trasformazioni della natura stessa. L'uomo ha conseguito dei successi formidabili nella sua lotta contro la natura; egli la sottomette ai suoi interessi e ne controlla le forze, non attraverso la credenza in Dio o nel suo aiuto, ma perché nella pratica agisce sempre da ateo. Il comunismo scientifico spiega tutti i fenomeni della natura in netta antitesi con tutte quelle che vengono considerate favole religiose.

Il comunismo non è compatibile con la fede religiosa. La tattica del Partito comunista esige dai suoi membri un certo tipo d'azione. Pure la morale d'ogni religione comanda ai suoi credenti una certa condotta (un esempio della morale cristiana: "Se uno ti percuote sulla guancia destra, porgi anche la sinistra"). Fra le direttive della tattica comunista e i comandamenti della religione, il più delle volte, sorgono contraddizioni incompatibili.

Bucharin senza mezzi termini dichiara: “Un comunista che rifiuta i comandamenti della religione ed agisce secondo le direttive del Partito cessa d'essere credente. E un credente che si ritiene comunista, ma che infrange le direttive del Partito in nome dei comandamenti religiosi, cessa d'essere comunista”.

La lotta contro la religione presenta due aspetti: il primo è la lotta contro la chiesa, in quanto organizzazione di propaganda religiosa, interessata materialmente all'ignoranza ed all'oscurantismo del popolo e al suo asservimento religioso; il secondo è la lotta contro i pregiudizi religiosi, largamente diffusi e profondamente radicati nella maggior parte delle masse.

Anche la fusione fra propaganda religiosa ed insegnamento scolastico rappresenta un potente strumento di cui dispone il clero per consolidare il dominio della Chiesa e la sua influenza sulle masse. Sempre secondo Bucharin a causa di questa unione fra scuola e Chiesa, la gioventù fin dalla più tenera età, cade in potere delle superstizioni religiose diventando assolutamente incapace di farsi un'idea razionale del mondo. Allo stesso problema (l'origine della Terra, per esempio) la religione e la scienza davano risposte differenti, e il cervello malleabile del ragazzo diventava un terreno di lotta fra la scienza esatta e le ottuse menzogne della superstizione…La separazione della scuola dalla Chiesa ha suscitato e suscita ancora proteste da parte degli operai e dei contadini più arretrati. Molti genitori continuano ad insistere affinché "l'insegnamento della religione" venga ammesso nelle scuole come facoltativo, e impartito a chi lo voglia ricevere.

Secondo l’autore ammettere l'insegnamento della religione nelle scuole, vuol dire favorire ufficialmente la diffusione dei pregiudizi religiosi tra le masse. La Chiesa ottiene così, infatti, un uditorio di bambini, riuniti a scuola proprio con un fine del tutto opposto a quello della scuola.

Lo Stato proletario non deve fare alcuna concessione allo spirito del Medioevo della religione e Bucharin ritiene che quanto fatto sia ancora insufficiente perché comunque i genitori ignoranti, infatti, potrebbero rovinare la mentalità dei loro figli con le favole religiose. Un dovere importante dello Stato proletario diventa quindi quello di sottrarre i figli all'influenza retrograda dei genitori. e di cacciare dalla scuola ogni propaganda religiosa e fare in modo che la scuola stessa possa passare all'offensiva contro la divulgazione nella famiglia delle idee religiose e rendere l'animo del ragazzo insensibile a tutte le favole religiose a cui molti adulti ancora credono.

Paradossalmente secondo alcuni storici la persecuzione si attenuò dopo il 1941 durante la seconda guerra mondiale, periodo in cui, secondo tali storici, il governo di Stalin volle creare una parvenza di pace con la chiesa per utilizzarla come parte dei suoi programmi, allo scopo di ispirare nei cittadini sentimenti patriottici per combattere il nemico tedesco. Sempre secondo tali stime le chiese salirono da 100 nel 1941 a 25.000 nel 1945 e membri del clero salirono dal 1941 al 1945 da poche centinaia a 33.000. Altri invece affermano che durante la guerra la persecuzione si intensificò e divennero fuori legge diverse attività religiose. In ogni modo, se la persecuzione si attenuò, ciò avvenne soltanto di fatto perché il governo continuò a dichiararsi ateo, a censurare stampa religiosa e a proibire processioni. Risulta comunque più probabile che la campagna antireligiosa non si attenuò, sia perché sarebbe andato contro i principi dello Stato troppo apertamente, sia perché la maggior parte della popolazione era atea (almeno il 70%, anche se fonti governative fanno salire la percentuale a oltre il 90%). Nel 2018 Putin rilascia una intervista nel documentario “Valaam” girato nel più antico monastero ortodosso nel Nord della Russia, dove parla di un rapporto strettissimo fra cristianesimo e comunismo.

Putin che è alla ricerca dell’Unità non solo territoriale, ma anche storica ha fatto si che nei libri approvati per i programmi scolastici, lo zar, il passato sovietico e il presente “democratico” siano visti l’uno in continuità dell’altro.

Le rotture storiche vengono interpretate, per volontà dello stesso Putin, come temporanee disgrazie e lacerazioni da superare. La maggiore di queste rotture è stata la disintegrazione dell’Unione Sovietica, che Putin ha definito come “la più grande tragedia geopolitica” della storia contemporanea.

L’altra grande frattura russa coincide con la guerra civile (1917-1921) conclusasi con il consolidamento del potere bolscevico in quasi tutti i territori dell’ex impero zarista. “Ho pensato che certamente, nei giorni difficilissimi della guerra civile e dell’ateismo militante, che hanno seminato la discordia nella società russa, sono rimasti anche i semi dell’unione fraterna, anzitutto per merito della Chiesa ortodossa russa”, afferma Putin.

Lo stesso principio viene applicato in modo quasi sincretista per spiegare l’unità fra le religioni tradizionali russe (cristianesimo ortodosso, islam, buddismo ed ebraismo): “C’è molto in comune tra le religioni del mondo, alla base ci sono valori come la misericordia, la giustizia, l’onestà, l’amore. Noi siamo uno stato pluriconfessionale, ma questi valori morali sono comuni a tutte le etnie del nostro popolo, ci rendono una realtà unitaria”.

Putin sostiene che l’ideologia di Lenin non solo non è lontana dalle religioni, ma è paragonabile al cristianesimo: “La libertà, la fraternità, l’uguaglianza, la giustizia, sono tutte cose scritte nelle Sacre Scritture, lì c’è tutto”. Il comunismo viene dunque descritto come una “sublimazione” dell’etica della Bibbia. E anche i riti non sono così differenti. “Lenin è stato messo in un mausoleo. In che cosa questo si distingue dall’esposizione delle reliquie dei santi per gli ortodossi, o per i cristiani in genere?”

Putin è contrario (come Ivan Melnikov, vicepresidente della Duma e del partito comunista) alla richiesta da parte della chiesa russa ortodossa all’estero, di rimuovere il corpo del leader sovietico Vladimir Lenin dalla Piazza Rossa.

«Da simbolo di riappacificazione del popolo russo con il Signore potrebbero fungere la liberazione della Piazza Rossa dai resti del principale persecutore e vessatore del XX secolo e la rimozione dei monumenti a lui dedicati», si dice in una nota del Sinodo episcopale della Chiesa russa ortodossa all'estero dedicata al centenario degli avvenimenti legati alla Rivoluzione del 1917 in Russia.

Per Putin Lenin deve e rimarrà nel mausoleo della Piazza Rossa, ai piedi delle mura del Cremlino, quale oggetto di culto del comunismo.

La conversione al cristianesimo – ha affermato Putin nel 2018, è stato «il punto di partenza per l’istituzione e lo sviluppo della compagine statale russa», la vera «nascita spirituale» che ha determinato l’identità e l’autocoscienza «dei nostri antenati», e ha anche irrigato «la prosperità della cultura e dell’educazione nazionale», favorendo «legami multiformi con altri Paesi». Anche il protagonismo storico del popolo russo, secondo Putin, non ha la sua genesi in vittorie militari o pulsioni egemoniche, ma in quell’evento con «portata civile» e «potere spirituale trasformante» che ha «predeterminato la secolare strada della Russia e ha avuto effetto sul suo intero sviluppo globale». Il presidente lodando la saggezza e la lungimiranza degli avi che “scelsero” il cristianesimo di tradizione bizantina.

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