PAUL GASCOIGNE, TRA MITO E GOLIARDIA
Paul John Gascoigne, soprannominato“Gazza” nacque il 27 maggio 1967 a Gateshead, nella contea di Tyne and Wear in Inghilterra.
Fu chiamato Paul John in omaggio ai due membri dei Beatles Paul McCartney e John Lennon.
I Gascoigne erano una famiglia operaia che viveva in una singola stanza in una casa popolare con bagno comune. Il padre cominciò a soffrire di crisi epilettiche quando Paul aveva 10 anni, età in cui iniziò a sviluppare alcuni disturbi, tra cui la dipendenza dalle slot machine.
All’età di 15 anni, decise di provvedere da solo alle necessità della sua famiglia, vedendo nel calcio professionistico un modo per guadagnare i soldi necessari. Mentre frequentava la scuola di Gateshead, venne notato da alcuni scout, ma a causa del sovrappeso non riuscì ad attirare la loro attenzione. Riuscì tuttavia ad entrare nelle giovanili del Newcastle, dove il presidente Stan Seymour lo descrisse come "un George Best senza cervello".
Gascoigne era un centrocampista completo: tecnica, fisico, potenza, velocità, senso tattico, cattiveria agonistica. Era però anche dotato di un eccesso di personalità tale da sfociare nell’eccentricità. Basti ricordarlo nel match tra Wimbledon e Newcastle, quando durante un azione di gioco Vinnie Jones sbagliò mira e invece di afferrargli la maglietta si aggrappò ai suoi testicoli: Gazza a fine gara gli fece recapitare nello spogliatoio un bel mazzo di rose.
Numerosi gli altri atti eccentrici che si possono ricordare: a Newcastle prenotò una serie di sessioni di lettino abbronzante per l'allora compagno di squadra Tony Cunningham che era nero, durante una seduta di allenamento scagliò un pallone nei boschi oltre la recinzione del campo e lui “Tranquilli, la recupero io”, si inoltrò nel verde e scomparve nel nulla per rientrare solo alla fine dell’allenamento del giorno dopo rivolgendosi allegramente al mister Terry Venables col pallone sotto il braccio dicendo “Eccola! L’ho trovata!”.
Lasciato il Newcastle approdò a Londra, sponda Tottenham, dove esplose tutto il suo talento, ma anche la sua dipendenza dall’alcol: con la maglia degli Spurs giocò spesso ubriaco e la sua situazione divenne sempre più complicata per la società.
Il suo talento, però, non sfuggì ai commissari tecnici inglesi e giunse nel ’90 in Italia per disputare il campionato del mondo. Per tale occasione gli organizzatori della copertura televisiva per la tv inglese ebbero la splendida idea di ampliare la grafica delle formazioni delle squadra con una ripresa di ogni giocatore che pronunciava il proprio nome. Lo spirito guascone di Paul lo portò a sovvertire il processo, dicendo due parolacce invece di nome e cognome. La BBC dovette usarlo per tutto il torneo.
Durante i Mondiali di Italia ’90, a bordo del Boeing che trasportava la nazionale inglese, chiese al pilota di farlo entrare in cabina. Il pilota acconsentì e, già che c’era, gli mostrò il bottone per virare la rotta. Gazza lo premette e il Boeing andò tre miglia fuori rotta: “Dovevate vedere la faccia del pilota”, disse ridendo ai compagni. Prima di una Inghilterra-Norvegia, gli chiesero se volesse dire qualcosa ai rivali. Lui: “Sì. Fanculo Norvegia!”. Ne nacque quasi una crisi diplomatica.
John Barnes raccontò che alla fine della finale per il terzo posto che l’Inghilterra perse proprio con l’Italia, nello spogliatoio inglese entrò un uomo accompagnato da quattro bodyguard che chiese di lui. Paul era sotto la doccia, uscì coperto solo da un asciugamano per il viso ed andando incontro all’uomo le diede sulla testa uno schiaffetto in puro stile Benny Hill. Le guardie del corpo intervennero immediatamente visto che si trattava di Gianni Agnelli; secondo Barnes è lì che sfumò la possibilità per Gascoigne di approdare alla Juventus.
Ma l’Italia era nel suo destino: Sergio Cragnotti, nonostante Gazza si fosse distrutto un ginocchio (giocando per altro ubriaco) nella finale di FA Cup contro il Nottingham Forest, decise di portarlo alla Lazio.
A Roma, Gazza giunse accompagnato dal fedele amico non meno pazzo, Jimmy “Cinquepance” Gardner, che conosceva la realtà di Gateshead fatta di birra, pub, sussidi di disoccupazione, amici e sbronze.
Il primo incontro con il presidente laziale avvenne nel 1992 e non fu dei migliori: Gazza prima gli disse che gli ricordava il comico inglese Bud Abbot, poi che la figlia del patron aveva uno splendido seno.
A Roma Gazza diede il meglio di sé: appena giunto nella capitale si buttò nella vasca delle aragoste di un ristorante romano per far capire al cameriere quale volesse mangiare.
In un'altra circostanza chiamò Gigi Corino per farsi accompagnare all’allenamento del severo mister Dino Zoff; Gascoigne lo fece accomodare sul divano, gli offrì una birra, accese la tv e gli chiese di aspettarlo. Corino, preoccupato per le multe che fioccavano nello spogliatoio laziale per i ritardi, dopo un po' si accorse che Gascoigne gli aveva rubato la macchina per andare al campo sportivo. Quando riuscì ad arrivare, Gazza lo accolse urlando: “Mister! Mister! Multa!”.
Oppure quando regalò per natale, al team manager della Lazio, Maurizio Manzini, un pacco contenente le sue feci.
Anche Luca Marchegiani conserva aneddoti molto divertenti di quel periodo: “Stavamo andando in trasferta in pullman. Il nostro allenatore era Dino Zoff e si sedeva sempre in prima fila, mentre Paul era sempre nelle ultime file del bus. All’improvviso Gascoigne afferra un giornale e si va a sedere accanto a Zoff che sta sonnecchiando. Noi iniziamo a ridere, anche se non sappiamo bene cosa combinerà Gazza. Poco dopo il bus imbocca un tunnel piuttosto lungo, un paio di chilometri, completamente al buio. Quando usciamo, Gazza è sempre lì, seduto accanto a Zoff, continua a leggere il giornale, solo che adesso è completamente nudo. Tutti noi scoppiamo a ridere mentre il mister gli dice: “Gazzaaa! Ma che cazzo fai?!?”. Gascoigne ripiega il giornale, guarda fisso Zoff e torna a sedersi in mezzo a noi come nulla fosse. Troppo divertente”.
“Impossibile volergli male, è un artista!” è il ricordo, nonostante tutto, di Zoff.
Scherzi che non tutti accolsero con un sorriso, come quando decideva di tenere a battesimo i nuovi arrivati defecando nei loro calzini, oppure quando in pieno silenzio stampa laziale, rispondeva semplicemente con un rutto alla una domanda di un giornalista. Quel rutto fece così scalpore che finisce anche al centro di un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Esteri. La federazione inglese, che non gradì la figuraccia, lo multò con un ammenda di 39.000 sterline.
Un ragazzo dal cuore d’oro, ricordato dai compagni, da Gattuso a Di Vaio, con grande affetto. Rino racconta: “Paul era tanto bravo livello tecnico, quanto matto da legare. Era difficile da gestire in uno spogliatoio, molto difficile. La cosa più bella è stato il primo giorno di allenamento insieme. Mi avvicino alle mie scarpe e sento uno strano odore. Vabbè, mi faccio la doccia, torno, mi asciugo e mi vesto. Guardo meglio i miei calzini e vedo che aveva fatto la cacca dentro. Faceva cose senza senso, amava questi scherzi. Allo stesso tempo però, Paul aveva un cuore d’oro. Il Rangers ti obbligava ad andare sempre vestito elegante, in giacca e cravatta. Faceva tutto parte del regolamento societario. Io ero un ragazzino e avevo solo un vestito. Lui un giorno mi disse: ‘Andiamo a fare shopping insieme. Ti compri 3-4 vestiti, poi quando devi prendere lo stipendio, lo dici alla società e loro ti rimborsano’. Io dopo un po’ gli dissi quando saremmo andati a fare questa richiesta e mi disse: ‘Tranquillo, te li ho pagati io’. Insomma, Paul era un pazzo, ma aveva un cuore grande”.
Con i Rangers dopo un’ammonizione, all’arbitro cadde il cartellino dalle mani. Lui lo raccolse da terra e, prima di restituirlo, ammonì a sua volta il direttore di gara.
Uno dei gol più belli lo segnò a Euro ‘96 contro la Scozia. Si disputavano in Inghilterra e aveva il paese ai suoi piedi, ma anche allora avvertì il bisogno di sporcare il protocollo. Pochi giorni prima erano circolate le foto di lui, sdraiato sul tavolo di un pub, mentre gli amici gli versavano addosso la tequila. Dopo il gol, simulò la stessa scena sdraiandosi a terra e chiedendo ai compagni di schizzargli in faccia l’acqua delle borracce.
Fu ancora dopo una partita con la nazionale inglese, che si incontrò con Danny Baker e Chris Evans in un pub di Hampstead mentre indossava ancora la sua divisa da gioco completa, scarpette incluse.
Nel 1998, venne ricoverato per la prima volta al Priory Hospital, per aver bevuto 22 shot di whisky; lasciò il ricovero dopo solo due settimane, nonostante gli fosse stato prescritto un ricovero di 28 giorni.
Durante un viaggio a Londra, saltò fuori dalla sua auto per chiedere di poter usare la trivella pneumatica di un operaio. Dopo aver ottenuto il via libera, Gazza trapanò allegramente il marciapiede nel divertimento dei presenti.
Sempre nella capitale inglese, saltò su un autobus a due piani nella Piccadilly Circus e chiese se poteva fare un giro con i pendolari. L'autista dell'autobus gli disse di sì. Ai passeggeri piacque la prestazione improvvisata di Gazza.
Quando passò poi al Middlesbrough le sue prestazioni erano ancora leggendarie: entrava in sala mensa per ordinare il pranzo indossando solo le calze da allenamento.
Ciò che ha realizzato in campo, soprattutto con Tottenham e Lazio negli anni ’90, lo farà ricordare sempre come un centrocampista dal talento smisurato, ma ciò che è riuscito negli anni a combinare fuori dal campo lo consegna, nel bene e nel male, definitivamente alla dimensione di mito assoluto.
Ma Gazza è l’eterno ragazzo che quando il calcio sparisce dalla sua vita forse non regge alla mancanza di una certa disciplina (che lui già scarsamente segue) e si lascia andare al male che lo accompagna da una vita.
Nel 2007 venne operato d'urgenza allo stomaco per un'ulcera perforante, ma il tracollo arrivò nel 2008: dopo aver creato caos in due alberghi prima di Newcastle e poi di Gateshead la polizia lo ricoverò coattivamente in ospedale. Il 5 maggio dello stesso anno tentò il suicidio in un hotel di lusso londinese. Il mese successivo fu ricoverato in una clinica per un'altra dipendenza che lo attanaglia, quella per la Red Bull: pare che l’ex campione riuscisse a berne 60 al giorno. Nello stesso anno, troppo ubriaco, venne cacciato da un concerto degli Iron Maiden in Ungheria e quando gli venne intimato di tornare in Inghilterra sparì per diversi giorni.
Un altro ricovero per la dipendenza dall’alcool, un’altra sparizione, per tre giorni, a Natale, per poi essere ritrovato in un hotel chiaramente ubriaco fradicio. Ormai è un senza tetto, avendo sperperato tutti e 26 i milioni di euro guadagnati durante la sua carriera. Decise di curarsi dallo stress con la crioterapia per tornare ad essere un uomo felice, allegro, come è rimasto nell’immaginario collettivo, ma non era il suo destino.
Nel 2013 venne colto da una crisi cardio-respiratoria e le sue condizioni apparvero subito gravi tanto da essere ricoverato d'urgenza in una costosa clinica per la riabilitazione dall'alcol in Arizona grazie al finanziamento di 7.500 sterline da parte di amici ed ex compagni. Una volta ripreso dichiarò ad una tv inglese: "Voglio tornare alla realtà, a differenza di George Best io voglio guarire", ma perse un’altra battaglia con sé stesso e dopo pochi mesi fu ritrovato svenuto, solo, con due bottiglie di gin nelle tasche. Portato in ospedale, fuggì, di nuovo, e sparì, di nuovo, stavolta per quattro giorni, durante i quali sostenne di essere rimasto sobrio, di sentirsi pronto a vincere la sua battaglia, ma passato un mese fu di nuovo nel baratro.
Paul Gascoigne oggi ha 51 anni e ancora quella battaglia non l’ha vinta, nonostante tutto il mondo, compresi i suoi avversari sul campo, faccia il tifo per lui, per un personaggio che ha saputo colorare una stagione nostalgicamente dorata del gioco più amato del mondo, una stagione che lasciava spazio alle esplosioni di leggende come quella del Gazza, che resterà per tutti gli appassionati di calcio uno dei più esaltanti casi di follia applicata al gioco del calcio e della vita.