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Massimo Mannarelli

LA MEDITAZIONE CRISTIANA DI JOHN MAIN


Padre John Main (1926-1982) nacque a Londra da famiglia irlandese, studiò legge, apprese il cinese e prestò servizio in Malaysia per il Ministero degli esteri.

Dopo il servizio in Oriente, dove un monaco indiano lo avvicinò alla meditazione, John Main tornò in Europa dove, continuando a meditare, divenendo nel frattempo professore di Diritto internazionale al Trinity College di Dublino.

Nel 1958 entrò nell'ordine benedettino a Londra dove gli venne consigliato di rinunciare alla meditazione, poiché si riteneva che non rientrasse tra le pratiche contemplative cristiane. L'antica tradizione contemplativa cristiana era stata dappertutto dimenticata e sostituita dalla «preghiera mentale» e rituale.

Fu nel 1969 che John Main riscoprì la tradizione di meditazione cristiana chiamata «preghiera pura», antica forma diffusa nel IV secolo da Giovanni Cassiano, che tramandò gli insegnamenti dei padri del deserto (i primi monaci cristiani) a San Benedetto e alla Chiesa occidentale.

A quel punto John Main riprese a meditare e dedicò il resto della vita ad insegnare ai laici questa tradizione perduta del cristianesimo. Riteneva che fosse importante per il mondo ripristinare nella vita quotidiana l'uso di una pratica spirituale profonda. Raccomandava di meditare due volte al giorno, la mattina e la sera, integrando eventualmente questa con altre forme di preghiera.

Prima a Londra, nell’abbazia benedettina di Ealing, poi a Montréal su invito del vescovo, padre Main diede vita a comunità di preghiera e di meditazione capaci di coinvolgere a partire dal 1977 centinaia di persone, religiosi e laici, in un’esperienza fraterna e spirituale basata sul ritorno alle origini. «Cercare Dio, che è presente ora » è il motto che lo ispirò fino alla morte, avvenuta nel 1982, e che ancora oggi anima le comunità che sono nate dal suo carisma. Dopo esser stato preside per cinque anni della scuola annessa all’abbazia di Sant’Anselmo di Washington, nel 1974 Main tornò al suo monastero di Londra e cercò di rispondere a una domanda che si portava dentro: “come preparare seriamente i giovani studenti a conoscere e vivere la dimensione spirituale dell’esistenza?”. Ed è così che nacque l’idea di gruppi di meditazione a fianco del monastero: non corsi eclettici di spiritualità, ma un’esperienza viva ed intensa di meditazione e preghiera, sul modello della lectio divina. Tutto cominciò con pochi monaci e sei giovani laici, poi a poco a poco la voce riguardo a quanto avveniva cominciò a diffondersi, con l’arrivo di laici di tutte le età, vite religiose e culture differenti.

Così i gruppi di meditazione si diffusero come cellule alla riscoperta dell’incredibile ricchezza di preghiera contemplativa della tradizione monastica cristiana. Main prese atto che le persone che cercavano non trovavano una risposta adeguata nella Chiesa: «Venivano al nostro piccolo centro di Ealing perché sentivano la mancanza di interiorità e di profondità. Erano giunti alla conclusione che il semplice andare in chiesa o anche il praticare la personale devozione non sarebbe stato sufficiente. Anche se fossero stati fedeli nella pratica religiosa, avvertivano un vuoto spirituale».

La Chiesa con la sua predicazione e le sue strutture non era infatti sempre capace di donare a questi “cercatori” una risposta vera.

Il monachesimo cui padre Main si ispirava era soprattutto quello primitivo più che quello medievale e i suoi riferimenti spirituali erano San Cassiano e i padri del deserto. Per lui solo un monachesimo vivificato dal ritorno al compito essenziale di “cercare Dio” nella preghiera pura poteva ricostituire un legame utile con il mondo moderno. Una preghiera concepita non come un “parlare con Dio” o un “pensare a Dio”, ma come “consapevolezza di Dio in Gesù”. Il riferimento costante a Cristo impediva a chi pregava di ripiegarsi su se stessi e di muoversi più in profondità senza dare spazio a vane fantasie: «Solo così possiamo vedere che Dio non è assente, ma pienamente presente a noi in quel Gesù la cui vita fluisce nel nostro cuore. La nostra preghiera è la nostra consapevolezza di Dio in Gesù». Allo stesso modo, Main metteva in guardia da una meditazione vista come una tecnica per ridurre lo stress, una forma di autoterapia o di igiene mentale: «Le pressioni e le distrazioni della vita moderna hanno fatto sembrare il silenzio un’idea attraente. Spesso tuttavia si tratta dell’idea di un silenzio che significa solo abbassare il volume, ascoltare musica bassa in sottofondo, o una coscienza introversa che ascolta le chiacchiere della nostra mente. Vero silenzio è assenza di pensiero». Per il nuovo monachesimo il silenzio interiore diventava invece la premessa per una preghiera profonda che non era immaginare Dio, ma essere con Dio grazie a Cristo. Come si legge nel libro La nube della non conoscenza: «Non arriverete mai a conoscerLo col pensiero ma solo nell’amore». Lo ricorda il suo compagno fraterno e successore alla guida delle comunità Laurence Freeman, nella postfazione al volume: “centrale è l’esperienza cristiana, non la ricerca eclettica di una qualsiasi spiritualità sul mercato; al tempo stesso, occorre evitare i due pericoli estremi del nuovo gnosticismo e del vecchio pietismo”.

A partire dalla nuova comunità sorta nel 1977 a Montréal, padre Main iniziò a scrivere lettere scritte alla maniera delle epistole di Paolo e da cui appariva evidente come la sua teologia si sviluppava nella visione di “Cristo in tutto”. Da qui derivò la decisione di incidere audiocassette sul vero senso della pratica contemplativa, in cui fra l’altro si suggeriva prima di disporsi ad essa a fare una lettura attenta delle Scritture fino quasi a “masticarla” e aggiungendola alla meditazione. Nasceva il metodo della lectio divina.

Fra i libri suggeriti come compagni di questo pellegrinaggio quotidiano venivano indicati quelli di Thomas Merton (nel cui monastero del Getsemani in Kentucky, nel 1976 padre Main predicò e sostò in preghiera) e di Henri La Saux. E proprio come disse San Benedetto, “ci sono molti tipi di monaci” si può dire che quello scelto da John Main privilegiava la preghiera continua e la meditazione senza prevedere forme di apostolato esterno.

Nel 1980 nella cattedrale di Montréal John Main accolse il Dalai Lama a un incontro interconfessionale. Quando sua santità visitò la Comunità, ebbe un colloquio privato con padre John, durante il quale sottolinearono entrambi il ruolo importantissimo della collaborazione fra tradizioni spirituali per portare la saggezza e la pace nel mondo moderno.

John Main morì nel 1982. La sua opera è portata avanti dalla World Community for Christian Meditation con sede internazionale a Londra, guidata dal benedettino Padre Laurence Freeman, successore di John Main.

I gruppi di meditazione cristiana sono sempre più diffusi nel mondo. In Italia, la WCCM è presente attraverso la Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana, con sede a Brescia e numerosi gruppi distribuiti sul territorio italiano.

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