LAURENCE FREEMAN E LA MEDITAZIONE CRISTIANA
Laurence Freeman è nato a Londra nel 1951.
Dopo alcune esperienze lavorative in campo giornalistico e bancario alle Nazioni Unite entra come monaco benedettino nell’Abbazia di Ealing.
La sua guida spirituale è stato Padre John Main. Dopo aver studiato con il suo mentore durante il suo noviziato ed aver collaborato con lui alla costituzione del primo Centro di Meditazione Cristiana a Londra nel 1975, Padre Laurence lo accompagna in Canada nel 1977, su invito dell’Arcivescovo di Montreal, per costituire una piccola comunità benedettina finalizzata all’insegnamento e alla pratica della meditazione.
Nel 1980 viene ordinato sacerdote e nel 1982, dopo la morte del suo maestro spirituale ne diviene il successore.
Nel 1991 sotto la sua guida viene costituita la Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana..
La “World Community for Christian Meditation” (Comunità Mondiale per la meditazione cristiana) nasce quindi per far conoscere e condividere la meditazione, quale preghiera contemplativa centrata sulla tradizione cristiana e finalizzata all’unità tra le persone.
Freeman in un’intervista del 2019 per Radio Vaticana, afferma che esistono nel mondo circa tremila gruppi settimanali di meditazione cristiana, ognuno composto da una decina di persone. La comunità è composta da persone che sostengono quotidianamente la pratica della meditazione cristiana anche attraverso il web, ritiri specifici e libri sul tema. Freeman sostiene che ogni anno si registra un aumento dei gruppi e dei membri dovuto ad una profonda “fame” di preghiera contemplativa, ma anche ad un crescente interesse verso questo insegnamento della tradizione e il desiderio di approfondirlo e diffonderlo.
Secondo Freeman: “La meditazione è importante nella pratica della fede cristiana, perché è al cuore del Vangelo. Noi, dice, riduciamo spesso il cristianesimo a un insegnamento morale e in particolare lo circoscriviamo alle regole morali sulla sessualità. Sicuramente l’aspetto morale nella vita cristiana è importante. Ma al cuore del Vangelo c’è la rivelazione mistica di Gesù Cristo e della sua Resurrezione, la rivelazione delle sue parole e del Cristo che è in noi. Inoltre, quando Gesù parla di preghiera ci insegna proprio la contemplazione. Ci insegna che la preghiera non è un gesto esteriore, ma ci chiede di entrare nella nostra stanza interiore. Poi ci invita a non fare come i pagani che blaterano tante parole perché pensano che più ne diranno più verranno ascoltati. La seconda cosa che Gesù ci insegna sulla preghiera sono il silenzio e la fiducia: credere che Dio conosce tutti i nostri bisogni prima ancora che li esprimiamo e pregare in modo silenzioso. E come terza cosa ci dice ancora di pregare senza preoccuparci dei nostri bisogni materiali ma di praticare quella calma interiore, mentale, che favorisce la nostra natura contemplativa. Poi Gesù ci dice di porre la mente solo sul Regno di Dio, imparando a focalizzarla su un unico tema, concentrandoci e eliminando tutte le altre distrazioni. E infine ci insegna a vivere il momento presente, il ‘qui e ora’, e a non preoccuparci del domani. Quindi gli elementi essenziali della contemplazione secondo Gesù sono: interiorità, silenzio, la quiete della mente, l’attenzione e la capacità di vivere nel presente. Gesù è di fatto un grande maestro di contemplazione e la meditazione è la via per essere aperti alla grazia della contemplazione. La meditazione che noi insegniamo è una risposta pratica che nasce dagli insegnamenti dei primi monaci cristiani, i padri e le madri della Chiesa. È un insegnamento radicato nei primi secoli del cristianesimo.
Inoltre Gesù non parla della contemplazione come di qualcosa che dobbiamo aggiungere alla nostra vita, ma come qualcosa che è al cuore della natura umana e questo mi pare sia stato chiarito bene nella recente esortazione apostolica del Papa sulla santità, la ‘Gaudete et Exsultate’. Purtroppo, viviamo in una cultura che ci ha alienato dalla nostra reale natura. Gli elementi essenziali della contemplazione si sono persi e non li troviamo più nel modo in cui educhiamo i nostri figli, nel modo in cui lavoriamo e viviamo. Così, invece di dedicarci all’interiorità abbiamo un eccesso di attività esteriore. Invece del silenzio viviamo nel rumore e nella distrazione. Invece di praticare la calma interiore viviamo sempre nello stress e nell’ansietà. Invece di focalizzare l’attenzione su qualcosa, viviamo in uno stato continuo di distrazione mentale. Invece di trovare la pace nel momento presente siamo continuamente orientati verso la soddisfazione che ci riserverà il futuro. Questa è una grande opportunità e responsabilità per la Chiesa di oggi: riconnetterci con la nostra sapienza e la nostra tradizione contemplativa. Perché di ciò il mondo ha disperatamente bisogno”.
Freeman afferma di essere d’accordo con il teologo Karl Rahner quando affermava che i cristiani del futuro saranno mistici o non saranno. Tale frase un po’ estrema, racchiude una verità profetica. Continua Freeman: “Credo proprio che la Chiesa del futuro sarà certamente molto più contemplativa. Saremo capaci di vivere con le nostre differenze, senza creare divisioni. E saremo una Chiesa in cui i laici avranno una spiritualità profonda e liberata. Sì, credo che questo sarà il futuro della Chiesa e sono molto felice di dire che nella nostra comunità noi lavoriamo con molti vescovi e leader ecclesiali in tutto il mondo che sono consapevoli che questa sia una priorità. Ma sarei ancora più felice se ce ne fossero di più, perché penso che questo sia il nostro futuro”.