SRI VEMU MUKUNDA E IL NADA YOGA
L’influenza del suono sulle emozioni, la forza terapeutica e spirituale sono stati fenomeni conosciuti ai praticanti di tutte le antiche civiltà, come se fosse provenienti da un ceppo di origine comune.
Dal “Sama Veda” (uno dei quattro libri tramandati dai veggenti nel II millennio a.C.) ci viene tramandata la scienza del suono utilizzato come via di elevazione spirituale. In esso sono raccolti i canti liturgici, gli inni rivolti ai vari aspetti del Divino che assume infinite manifestazioni e forme al fine di divenire accessibile a ognuno.
Anche nelle “Upanishad” (opera letteraria posteriore ai “Veda”) si trovano molti riferimenti al suono primordiale: OM o AUM (detto anche Nada Brahma cioè “Suono Creatore”), sillaba e nel medesimo tempo potente mantra che rappresenta anche foneticamente le tre forze che regolano l’Universo: creazione-conservazione-distruzione.
Da tutto ciò trae origine il Nada Yoga, conosciuto anche come “Yoga del Suono“, un’antica tecnica indiana di musicoterapia, portata in Occidente, negli anni ’70, da Sri Vemu Mukunda (Bangalore 1929 - Londra 2000) che indagò con la curiosità speculativa del laureato in fisica, unita all’amore del musicista, i fenomeni del suono, analizzando le caratteristiche di quest’ultimo e focalizzandosi sui suoi effetti sugli esseri umani e sull’ambiente.
Vemu Mukunda compì viaggi in Tibet, in India, In Europa e negli Stati Uniti. Durante questi viaggi incontrò vari lama tibetani, così come frequentò e si confrontò con diversi Maestri Spirituali contemporanei per continuare il suo cammino di ricerca interiore legato allo Yoga del Suono.
Mukunda sosteneva che ogni elemento (uomini, animali, vegetali, minerali, molecole e atomi) avesse una propria vibrazione naturale detta “tonica”, le cui caratteristiche (timbro e altezza) potevano variare a seconda delle emozioni e del livello di consapevolezza. Egli affermava che le nostre risonanze apparivano evidenti nella voce, che mutava frequenza in base agli stati d’animo, alle emozioni e alle sofferenze fisiche.
Vemu Mukunda pose l’accento sullo Yoga del suono inteso come via per la conversione delle energie, di accordatura dell’uomo con sé stesso e il mondo e l’universo in cui vive.
Sulla base di tale assunto Mukunda analizzò alcuni dei principali mantra e delle scale che componevano i Raga in uso nella musica indiana e nella medicina Ayurvedica. Il suo fine era quello di tornare al suono come fonte di equilibrio e di benessere in quanto l’essere umano era capace di suonare e risuonare indipendentemente dal fatto di sapere cantare, suonare o conoscere la musica.
Un aspetto della pratica del Nada Yoga è quindi l’utilizzo dei Mantra, della musica e della voce, per raggiungere l’integrazione della personalità e la realizzazione spirituale. Abbinando poi le asana all’emissione dei suoni che vibrano all’interno del corpo, il vantaggio è quello di sbloccare resistenze emotive e liberare le energie accumulate che creano tensioni in varie parti del corpo. Il canto e l’emissione della voce su una lunga sillaba hanno la caratteristica di sbloccare, rafforzare e approfondire la fase di espirazione, che gioca un ruolo fondamentale per ristabilire una respirazione completa, armonica e vitalizzante, per predisporre un atteggiamento di apertura, abbandono e fiducia.
Nel canto si aggiungono i benefici dovuti alla vibrazione prolungata che favoriscono uno stato di coscienza di onde cerebrali alpha, come in uno stato di veglia/coscienza, tipica del pre-sonno.
Mukunda affermava che: “l’essere umano, una volta raggiunta l’età adulta, assume una vibrazione che lo distingue e lo rende una “nota unica” che possiamo definire la nota personale (Tonica o Ground Tone), cioè una frequenza base diversa per ciascuno, una vibrazione che lo contraddistingue”... “Il vissuto di ognuno, il luogo di nascita, la famiglia, il lavoro, le amicizie concorrono all’attribuzione di questa nota caratteristica. Scoprire questa “nota personale” e la sua vibrazione dentro il corpo ci aiuta anche ad analizzare i vari aspetti della nostra personalità”.
La nostra voce, oltre alle parole, trasmette le nostre emozioni e come il corpo invia messaggi, così la sola intonazione, cambiando frequenza, evidenzia diversi stati d’animo. Se è rotta o spezzata può tirare fuori preoccupazioni, ansie o sofferenze fisiche, se è rilassata e pacata trasmette sicurezza, calma, pace interiore, gioia e benessere. Ciò ci permette di capire come il potere del suono e la sua vibrazione siano in accordo con le nostre energie vitali, fisiche e psichiche. Ogni suono ha una qualità che provoca in noi un mutamento energetico. Ogni suono, se ascoltato attentamente è un atto energetico con una qualità al suo interno.
Quando questo ritmo si altera, si crea uno stato di malessere che, in alcuni casi, può sfociare in un principio di malattia.
Il Nada Yoga prevede quindi anche l’utilizzo della voce e dei suoni come strumenti di guarigione. Permette di eliminare ansia e stress, favorendo rilassamento, pace interiore e autorealizzazione.
Il Nada Yoga propone il mantra A-O-UM in scala ascendente per collegare ombelico-cuore-testa.
Anche se vengono utilizzati anche altri mantra, Mukunda riteneva l’OM un mantra di grande importanza prediligendo l’intonazione nella forma di Aum con l’altezza definita e la ritenzione del respiro.
Lo scopo è quello di innalzare l’energia per rendere consapevolmente più “raffinata” e spirituale la grezza energia viscerale, passando attraverso il cuore.
La cultura indiana è senza dubbio quella che ha conservato di più rispetto alle altre i tesori di questa scienza.
In India esiste un impianto teorico musicale, codificato da secoli, riguardante l’uso di suoni, melodie e ritmi collegati a stagioni, orari, stati fisici e psichici e a tutte le circostanze della vita dell’uomo e della natura. La musica in India è stata per lungo tempo utilizzata per lo sviluppo della mente e del corpo. Nella cultura indiana, infatti, si ritiene che l’influenza della musica inizi già allo stato fetale e continui durante tutta l’esistenza, fino alla morte.