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Massimo Mannarelli

MORIHEI UESHIBA DALL'ŌMOTO-KYō ALL'AIKIDO


Morihei Ueshiba (Tanabe, 14 dicembre 1883 – Iwama, 26 aprile 1969), considerato uno dei più grandi maestri di arti marziali della storia, è stato il fondatore dell'Aikidō e viene per questo definito Ōsensei (gran maestro) dagli aikidōka.

Quarto figlio e unico maschio di Yoroku Ueshiba e di sua moglie Yuki, era un bambino esile e molto fragile e venne spinto dal padre, uomo di politica, a praticare il sumo e il nuoto per irrobustire il proprio corpo. A seguito di una vicenda che vide coinvolto il padre picchiato a sangue dai suoi avversari politici cominciò a praticare con costanza e dedizione le arti marziali per difendere se stesso e i suoi cari.

Frequentò varie scuole e imparò diversi stili di Jūjutsu e di Bukijutsu. L'arte che avrebbe segnato il suo cammino marziale fu però il Daito-Ryu Aiki Jujutsu, l'arte dei samurai della famiglia Takeda.

Il suo principale maestro fu Takeda Sōkaku, considerato da alcuni uno degli ultimi veri samurai, che gli insegnò il Daitō ryū conferendogli il grado di Menkyō kaiden e il certificato di maestro di Daitō ryū Aiki Jūjutsu. Aprì, quindi, un proprio Dojo a Tōkyō dove inizierà a insegnare l'Aiki Budō. Fondò successivamente l'associazione Aikikai Foundation e il Kobukan dōjō di cui diventò l'honbu dōjō.

Trasferitosi sull'isola di Hokkaido in qualità di colono, venne a conoscenza della vicina morte del padre, ormai in fin di vita. Decise quindi di partire per Tanabe ed accorrere al capezzale del padre morente, ma durante il viaggio, incontrò la persona che avrebbe segnato profondamente la sua vita, il suo cammino spirituale e l'arte dell'Aikido: Ōnisaburō Deguchi, capo di una setta shintoista chiamata Ōmoto-kyō.

Decise quindi di recarsi ad Ayabe, nella sede dell'Ōmoto-kyō e durante il suo soggiorno suo padre morì. Morihei rimase ad Ayabe per diversi anni diventando la guardia del corpo di Ōnisaburō Deguchi e partecipando insieme alla setta a diverse vicende.

Ueshiba aveva una forte propensione verso il sentimento religioso shintoista ed esprimeva la propria spiccata vocazione a coltivare la propria spiritualità in forme molto personali, con rituali e pratiche Shintoiste che avevano radici antiche e che spesso erano di difficile comprensione anche per i suoi più stretti allievi ed amici.

La religione Omoto è il prodotto degli sforzi combinati di due figure carismatiche, una contadina analfabeta chiamata Nao Deguchi, ed un uomo alquanto precoce ed impetuoso chiamato Kisaburo Ueda, che più tardi cambierà il suo nome in Onisaburo Deguchi a seguito del suo matrimonio del 1900 con Sumiko, la figlia di Nao. La Deguchi conduceva una vita povera e tragica, anche a causa della morte del marito e di diversi figli in giovane età; lei era una devota della nuova religione chiamata “Konkokyo” che adorava una divinità chiamata Konjin. Nel 1896, all’età di 56 anni, schiacciata da una vita di privazioni ed indicibile miseria, lei cadde in trance per due settimane, raccontando poi di essere stata posseduta da uno spirito benevolo che precedeva tutte le altre divinità in origine, potenza e universalità.

Nonostante fosse analfabeta, Nao cominciò a trascrivere quanto le veniva dettato da questo spirito in pagine che poi lei stessa era incapace di leggere. Il suo carattere, specie dopo la trance iniziale, divenne estremamente bizzarro e venne così rinchiusa nella sua stanza. I suoi scritti erano ricchi di rivelazioni relative allo spirito del mondo e di una costante vena di critica sociale. L’umanità veniva esortata a cambiare le sue abitudini ed a creare nuove strutture di giustizia sociale per lo sviluppo di un nuovo sistema di valori. Inoltre, la sua visione era basata su un Dio universale che considerava uguali tutti gli esseri umani. Questo ideale era, ovviamente, in conflitto con lo Shintoismo di stato che poneva la famiglia imperiale al centro della venerazione e considerava l’Imperatore come la più alta divinità. Nao cominciò a raccogliere qualche seguace quando nel 1898 Onisaburo apparve sulla scena. Egli era un autodidatta con uno spiccato interesse nello sciamaneimo ed aveva vissuto anche una serie di esperienze di trance in cui gli era stato rivelato di avere la missione spirituale come salvatore dell’umanità. L’effetto combinato di Nao e Onisaburo ebbe un considerevole successo ed il movimento cominciò a crescere sino al punto da diventare motivo di forte irritazione della autorità imperiale, e da essere attaccato e perseguitato, con il culmine toccato in due episodi verificatisi nel 1921 e nel 1935, a seguito dei quali Onisaburo finì in galera.

Quest’ultimo fu anche il principale responsabile della parentesi politica della vita del fondatore dell'Aikido, il quale all'età di 36 anni si lasciò indurre da Deguchi a seguirlo nei suoi progetti esagerati, se non folli, miranti ad espandere al di fuori dei confini del Giappone l'influenza del partito politico Omoto da lui fondato e della corrispondente religione Omoto, spingendosi in Asia fino alla Mongolia dove trovarono pane per i loro denti e tale avventura politica su base religiosa fallì miseramente.

L’avventura collegata alla militanza del fondatore dell'Aikidō nel partito politico collegato alle ideologie sociali della religione Omoto, gli costò quasi la vita, essendosi salvato da sicura morte unicamente per il miracoloso intervento "in extremis" del consolato giapponese, intervenuto all'ultimo momento.

Gli insegnamenti dell’Omoto avevano un approccio umanistico ed umanitario , considerando tutti gli esseri umani uguali come fratelli e andando in profondo contrasto con le posizioni ultranazionalistiche della gerarchia imperiale, che aveva imposto alla nazione la sua concezione del Giappone come il “paese degli Dei”.

Il fondatore dell'Aikidō dopo la parentesi politica di cui sopra si immerse completamente nella sua ricerca spirituale, da cui trasse infine i presupposti per una nuova ed in un certo senso rivoluzionaria disciplina denominata Aikidō.

Successivamente si recò ad Iwama, nella prefettura di Ibaraki, dove fondò l'Ibaraki dōjō e l'Aiki Jinja, il tempio dell'Aikidō. Qui diede vita all'arte, filosofia e religione conosciuta col nome di Aikidō e si dedicò allo studio del Budō e all'agricoltura.

Da questo periodo in poi verranno narrati diversi aneddoti che vedranno protagonista Ueshiba in sbalorditive dimostrazioni anche di carattere sovrannaturale, testimoniate da diversi suoi allievi. Egli infatti da questo momento si presentò come l'incarnazione di una divinità shintoista, quale Il Re Dragone e affermò di dover compiere una missione: portare l'armonia nel mondo.

La morte lo colse il 26 aprile 1969 per un cancro al fegato.

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