GERARD BLITZ: DAI CLUB MEDITERRANEE ALLO YOGA
Gerard Blitz nasce ad Anversa nel 1912 in una famiglia di tagliatori di diamanti.
Quando ha 16 anni lascia la scuola per seguire l’attività familiare. Seguendo sempre la tradizione familiare (il padre e lo zio sono membri della nazionale belga) si appassiona di nuoto facendo parte della nazionale che alle olimpiadi di Berlino del 1936 vince la medaglia di bronzo.
Quando scoppia la seconda guerra mondiale si arruola in un reggimento formato interamente da atleti.
Successivamente si unisce alla resistenza belga e viene decorato per le sue azioni.
Nella primavera del 1945, è incaricato di gestire il rientro dal fronte dei compatrioti convalescenti.
Converte per questo due hotel sulle Alpi (Chamonix e Annecy), creando anche spazi deputati al benessere. Lo sport viene ritenuto una parte importante per il recupero dei malati. Soprattutto Blitz vuole far rivivere un nuovo senso di gioia nel periodo post bellico.
Nei 4 anni successivi mentre sta al Club Olimpico di Calvi in Corsica, gli viene l’idea che avrebbero dato vita al Club Méditerranée. Ospitalità, relax, sole, spiagge e sport. Egli ha l’intento di renderli accessibili a tutti.
Il 27 aprile 1950, Club Méditerranée diventa ufficialmente un brand. Gérard Blitz mette gli occhi su Alcúdia, un paesino con una piccolo spiagga desertica delimitata da una pineta sulle Baleari. Per ospitare i futuri ospiti del Club Méditerranée, seleziona “Trigano Père et Fils” da una lista di produttori di tende da Campeggio. Gilbert Trigano, inizialmente suo fornitore diviene dopo 4 anni suo socio. Il villaggio è subito un successo con oltre 2.000 villeggianti il primo anno. Il fondatore del Club Med fu il primo ad introdurre il concetto di "all-inclusive".
L’idea è quella di offrire una vacanza per sviluppare il gusto della vita all’aria aperta e la pratica dell’educazione fisica e degli sport. Il primo giorno accorrono 300 persone, durante l’estate le prenotazioni raggiungono le 2.300 unità, oltre 10.000 possibili clienti vengono rifiutati perché il villaggio è al completo.
Suole ripetere: “Lo scopo della vita è essere felici, il posto dove essere felici è il qui, e il tempo in cui essere felici è l’ora".
In effetti la struttura e le regole fondamentali poste alla base della creazione dei primi villaggi turistici della fortunata catena, sono ispirate a questo semplice assunto: migliorare la qualità della vita quando si era in vacanza e grazie alla vacanza stessa.
Nel 1955 si apre un Club a Thaiti, con una formula particolare e fortemente innovativa. Si richiede al cliente la disponibilità di quattro mesi: uno per il viaggio d’andata via mare, due di soggiorno nei bungalow dell’isola e un quarto per il rientro. L’importo poteva essere pagato in diciotto rate. Un nuovo en plein.
L’anno successivo aprono i Club sulla neve. Il pacchetto propone, anche in questo caso per la prima volta, trasporto, alloggiamento, materiali per sciare e costi degli impianti di risalita compresi nel prezzo. Il 1957 porta ancora una novità ai clienti dei Club che ormai fioriscono in tutto il mondo, la collana – bar. Le perline che formano la collana corrispondono a valori in denaro diversi a seconda dei colori beige, caffè e cioccolato. Così si può girare nel villaggio comodamente e poter effettuare le consumazioni ai bar e ristoranti senza necessità di portarsi dietro borse o portafogli. Una volta ancora si distingue uno stile in grado di fare la differenza anche con le proposte simili. Aprono strutture in Israele, Marocco, Guadalupa.
Nel 1967 si inaugurano i mini Club Med per ospitare anche i piccoli della famiglia. Nel frattempo la qualità del soggiorno nei villaggi si è molto evoluta, fornendo agli ospiti servizi di alto livello pur nel mantenimento dello spirito che aveva informato la loro creazione.
La fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta, vedono Gérard Blitz abbracciare con decisione la pratica Yoga.
Comincia a fare diversi viaggi in Asia per apprendere direttamente dai maestri. Nel 1963, lascia le redini dei Club Med a Gilbert Trigano e decide di dedicarsi interamente a Yoga, Buddhismo e Zen.
Incontra uomini come Jiddu Krishnamurti, Sri Krishnamacharya, suo maestro di Yoga in India, Desikachar di cui è amico e Deshimaru, che lo ordina monaco Zen nel 1974.
Gérard Blitz rende popolare lo Yoga in Europa e nel 1974 viene eletto segretario generale dell'Unione Europea delle Federazioni Nazionali di Yoga (UEFNY), e da allora fino al 1990, anno della sua scomparsa, animerà e organizzerà il congresso di Zinal, in Svizzera, che nel corso degli anni assumerà una risonanza sempre più vasta.
Gérard Blitz ha proposto una pratica di Yoga caratterizzata da aspetti di grande semplicità e profondità. Con il proprio insegnamento ha contribuito a rendere più accessibili agli occidentali gli Yoga Sutra di Patanjali, da lui costantemente messi in relazione con la pratica di Asana e Dhyana, dando così vita alle particolari condizioni di ascolto che consentono all'allievo di fare propria l'esperienza dello Yoga.
Termina il suo viaggio terreno il 3 marzo 1990, lasciando 50 villaggi nei 5 continenti, due navi da crociera a vela più grandi del mondo e una vasta schiera di praticanti Yoga. Famoso il suo libro: “La via dello Yoga”.
Ascoltiamo ora le sue parole: “L'unità (Yoga) di cui si parla, riguarda il corpo e iI mentale. Noi siamo prigionieri degli automatismi del circuito mentale, della dipendenza dalla memoria. La nostra vita è predeterminata perché le nostre risposte sono predeterminate. La pratica dello Yoga consiste nel liberarci da questa dipendenza, nel ritrovare la libertà del pensiero e dell'azione e, per naturale conseguenza, la creatività e l'amore. Più semplicemente e profondamente, la disponibilità agli altri.
Bisogna chiarire un malinteso. Generalmente si pensa che lo Yoga sia legato ad una forma e che si debba fare uno sforzo per copiarla. Appena si dice "Yoga", l'immagine che si presenta è quella di una persona seduta, le gambe incrociate, gli occhi chiusi. Disincantatevi: Yoga è uno stato. Occorre partire da un dato di fatto: uno stato non lo si può comprendere pienamente, solo passando attraverso il significato delle parole, attraverso la lettura, lo studio, I'accumulazione di un sapere. Uno stato non può che essere sperimentato, vissuto. Vedete allora in che cosa si esprime l'originalità dello Yoga? In che cosa è così particolare la sua Via? Non si tratta neanche di isolarsi nello Yoga. Ecco ancora un'idea sbagliata. Lo Yoga non è una scienza astratta o teorica e neppure un sistema o un metodo, ma consiste nello sviluppare, nell'amplificare e approfondire la coscienza, che è il contrario della dispersione e della confusione. È ciò che chiarisce, che semplifica, che decondiziona, che ci consente di vivere la vita pienamente nell'esperienza di ogni istante.
I mezzi che abbiamo, lo ripetiamo, sono semplici e concreti, esatti. Lo Yoga è una pratica aperta che si realizza a partire da ciascun individuo, nel rispetto della sua personalità, della sua morfologia. Ci sono dei mezzi precisi perché ciò sia possibile. È grazie a questa libertà, grazie alla scoperta ininterrotta che ogni individuo fa, che troviamo gran piacere e gioia nelle nostre pratiche”. “Per accedere all’esperienza dello Yoga (uno stato che non può essere descritto dalle parole) è indispensabile partire da voi stessi, accettando di praticare ed esprimervi secondo le vostre possibilità fisiche, emotive eccetera… È una regola fondamentale! Il vostro vissuto è unico, non ha nulla a che fare con quello della persona che pratica vicino a voi! Non c’è nulla da copiare o imitare. Solo la vostra personale esperienza si inscriverà in voi e, come diceva il Budda, ‘senza di essa nessun progresso è possibile’. Nello Yoga, ognuno è unico. È lo Yoga che si adatta a ogni individuo e non il contrario. Dobbiamo renderci conto che ciò che si insegna non è una tecnica, ma qualcosa che aiuta l’allievo a scoprire ciò che già esiste in lui”.