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  • Massimo Mannarelli

NOOR INAYAT KHAN DAL SUFISMO ALLA RESISTENZA


Noor Inayat Khan nacque a Mosca, al Cremlino, il primo gennaio 1914.

Era figlia di Hazrat Inayat Khan, un musicista e maestro religioso che era stato invitato alla corte dello Zar per far conoscere il tasawwuf (sufismo) e di Meena Ray Baker, un’americana del New Mexico, diseredata dai familiari che non approvavano il matrimonio (1913).

Ebbe tre fratelli: Claire, Vilayat, Hidayat. Nel 1916 la sua famiglia si trasferì in Inghilterra e poi nel 1921 in Francia, nelle vicinanze di Parigi, in una casa regalata da un ricco sostenitore olandese delle dottrine sufi del padre (morto il 5 febbraio 1927 dopo essere ritornato da pochi mesi in India).

Noor studiò psicologia infantile alla Sorbona di Parigi, musica al conservatorio imparando a suonare l’arpa e il pianoforte (compose delle opere musicali). Fu scrittrice: collaborò a riviste, autrice di poesie, e racconti per bambini da leggere su radio Parigi. Il suo libro “Venti racconti Jataka” venne stampato in Inghilterra nel ‘39. In quell’anno, con la sorella, frequentò un corso per diventare infermiera, e interruppe il suo fidanzamento con un compagno del conservatorio poiché il previsto matrimonio fu respinto dai familiari.

In seguito all’occupazione della Germania nel ‘40 lasciò con la famiglia (tranne il fratello Hidayat) la Francia per tornare in Inghilterra. Di convinzioni pacifiste, ereditate dal padre, decise tuttavia, assieme al fratello Vilayat (arruolatosi nella marina), di partecipare in modo attivo alla guerra contro la Germania, entrando a far parte il 19 novembre 1940 della "Women’s auxiliary air force" assumendo il nome di Nora Baker, coprendo il ruolo di operatrice di collegamento radiofonico con gli aerei e nel ‘43 nello "Special operations executive".

Nella notte tra il 16 e il 17 giugno del 1943 fu, prima donna, paracadutata nella Francia occupata, col nome in codice di Madeleine e con la falsa identità di Jeanne-Marie Regnier, per svolgere il compito di operatrice di radio clandestina nella rete d’informazione partigiana con sede nella zona di Parigi.

Una settimana dopo gli agenti di questa rete cominciarono a essere tutti arrestati. Noor, pur rischiando, decise di non far ritorno in Inghilterra e di rimanere a sostenere da sola le operazioni radiofoniche.

Il 13 ottobre venne catturata ed arrestata.

Durante il periodo di carcerazione a Parigi cercò di fuggire due volte. La prima il giorno stesso dell’arresto: chiese di andare in bagno da dove senza manette fuggì sul tetto dell’edificio non trovando ulteriore via di fuga; la seconda a fine novembre in collaborazione con altri due detenuti: evasi dalle celle furono catturati.

Essendosi rifiutata di sottoscrivere un impegno d’onore a non tentare di scappare più, il 27 novembre fu trasferita in un carcere nei pressi di Karlsruhe, dove rimase in stato di isolamento, con mani e piedi legati, fino al 12 settembre del ‘44.

Fu uccisa Dachau il 13 settembre del 1944, con un colpo d’arma da fuoco alla nuca da un ufficiale delle SS, Friedrich Wilhelm Ruppert, poi condannato all’impiccagione dagli Alleati come criminale di guerra nel maggio del ‘46. Un testimone del suo omicidio riferì che non mostrò segni di paura sino alla fine, mantenendo un altissimo contegno, la sua ultima parola fu: «Liberté!».

Fu uccisa assieme a tre donne combattenti del SOE: Yolande Beekman, Eliana Plewman, Madeleine Damerment (quest’ultima era stata paracadutata come lei dopo il suo arresto).

Le sono stati conferiti in Inghilterra la Croce di san Giorgio (la più alta onorificenza civile, concessa solamente ad altre tre donne), la Menzione militare, e il cavalierato dell’Ordine dell’Impero britannico (marzo ‘44); in Francia la Croce di guerra 1939-1945.

Ogni 14 luglio, anniversario della presa della Bastiglia, una banda musicale militare la ricorda suonando davanti alla casa in cui trascorse la giovinezza a Suresnes (dove è stata apposta una lapide in sua memoria).

È ricordata inoltre nel monumento inglese a Valençay intitolato The Spirit of Partnership nella lista di 104 agenti caduti, e da una lapide alla Scuola di agricoltura di Grignon che recita: «À la mémoire de NOOR INAYAT KHAN dite MADELEINE, George Cross, Croix de guerre, Héroïne de la résistance, 1914-1944.».

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