MEDITAZIONE E CABALISMO ESTATICO IN ABUFALIA
Abraham ben Samuel Abulafia (Saragozza, 1240 – Comino, 1291), è considerato uno dei mistici ebrei più importanti ed uno dei pochi a insegnare un sistema di pratiche meditative progettato per indurre esperienze religiose estatiche. Al centro delle tecniche di meditazione di Abulafia si trova la coordinazione del respiro e del corpo mentre si pronunciano le lettere ebraiche del Nome di Dio.
In particolare, Abulafia istruisce il praticante a svuotare l’addome con l’espiro e fermare il respiro, pratica molto simile al "Kumbhaka" yogico. La traduzione araba del mussulmano Al-Biruni (973–1048) degli Yoga Sutra di Patanjali è considerabile il possibile vettore di trasmissione di questa tecnica Yoga attraverso culture e geografie radicalmente diverse fino ad arrivare a Abulafia, che ha successivamente influenzato profondamente le principali personalità ebraiche fino ai nostri giorni.
Nei suoi numerosi lavori Abulafia ha riposto molta attenzione nel trovare metodologie per unirsi all'Agente Intelletto, o Dio, attraverso la recitazione di nomi divini in concomitanza con tecniche di respirazione e pratiche di catarsi.
Alcune delle metodologie mistiche di Abulafia sono state poi adottate da Ashkenazi Hasidim. Prendendo come punto di riferimento il sistema metafisico e psicologico di Moses Maimonides (1135/8–1204), Abulafia ambiva ad esperienze spirituali le quali vedeva come stati profetici simili o persino identici a quelli degli antichi profeti ebrei.
La sua intenzione non è di rilassare la mente tramite la meditazione, ma di purificarla mediante un'elevata concentrazione che richiede il fare diverse azione allo stesso tempo.
Il suo metodo include una sequenza di passaggi.
Primo , la preparazione: L'iniziato purifica se stesso mediante digiuno, indossando i tefillin e vestiti bianchi.
Secondo: il mistico scrivere specifiche lettere e le loro permutazioni.
Terzo, manovre fisiche: il mistico pronuncia le lettere in congiunzione con degli schemi specifici di respirazione e movimenti della testa.
Quarto, immaginazione di lettere e forme umane: il mistico immagina una forma umana e lui stesso senza il corpo. A questo punto, disegna mentalmente le lettere, ruotandole e rigirandole su tutti e tre gli assi dimensionali. Abulafia descrive nel Imrei Shefer: "E loro [le lettere], con le loro forme, sono chiamate il Chiaro Specchio, poiché tutte le forme che hanno lucentezza e forte splendore sono incluse in esse. Colui che le guarda in modo fisso in tutte le loro forme, scoprirà i loro segreti e gli parlerà, e loro risponderanno. Sono come un'immagine nel quale un uomo può vedere tutte le sue forme stando di fronte a se stesso, per poi poter essere in grado di vedere tutte le cose generali e specifiche".
Durante l'ultimo passaggio di immaginazione, il mistico passa in successione quattro esperienze. La prima è un'esperienza di illuminazione corporea, nella quale una luce non solo gli circonda il fisico, ma irradia anche da esso, dando l'impressione che sia l'esterno che l'interno del corpo illuminino. Continuando nella pratica, il cabalista arriva alla seconda esperienza: il risveglio del corpo. Segue la terza esperienza in cui il praticante può percepire un miglioramento nel modo di pensare con maggiore lucidità mentale e capacità di immaginazione. La quarta fase è caratterizzata principalmente da paura e tremori.
Abulafia enfatizza il fatto che i tremori siano un passaggio necessario di base per poter profetizzare affermando: "tutto il tuo corpo comincerà a tremare, i tuoi arti cominceranno ad agitarsi e tu sentirai una paura insormontabile […] tutto il corpo tremerà, come il fantino che cavalca il cavallo, allegro e felice, mentre il cavallo trema sotto di lui."
Per Abulafia la paura è seguita da un'esperienza di piacere e meraviglia. Questo sentimento è il risultato di percepire un altro "spirito" nel proprio corpo, come descrive nel suo libro Otzar Eden Ganuz: "E tu dovrai sentire un altro spirito risvegliarsi in te, rinforzandoti e attraversando tutto il tuo corpo dandoti piacere."
Solo dopo aver passato queste esperienze il mistico raggiunge il suo obiettivo: la visione di una forma umana, che assomiglia ed è strettamente legata al proprio corpo fisico, di fronte ad esso. L'esperienza è maggiore quando il mistico ha esperienza di tutte le sue forme interne ed esterne (visione di autoscopia). Il clone comincerà a parlare con il mistico, insegnandogli lo sconosciuto e rivelandogli il futuro.
Abraham Abulafia descrive l'esperienza di vedere una forma umana diverse volte nei suoi scritti. Comunque, inizialmente non è chiaro chi sia questa forma. Dal momento in cui la forma e il mistico cominciano a dialogare, il lettore capisce che questa forma è l'immagine riflessa dello stesso mistico. Rivolgendosi ai suoi studenti e seguaci, nel libro Sefer haKheshek, Abulafia elabora ulteriormente lo scenario:
«Siediti pensando che un uomo sia in piedi presente ad aspettare che tu parli con lui; lui è pronto a risponderti ad ogni domanda. Tu dirai sparla, e lui risponderà […] cominciando a pronunciare [il nome] e recitando prima "la testa delle teste" [es. la prima combinazione di lettere], prolungando il respiro rendendolo più calmo. Dopodiché indietreggia come se ci fosse uno di fronte a te che ti risponde, e sarai tu stesso a rispondere, cambiando la tua voce.»
Nonostante un severo divieto rabbinico sull'Abulafia, i suoi insegnamenti si sono diffusi e hanno influenzato le élite nel corso dei secoli e molte delle sue tecniche meditative sono state praticate e stampate dai principali mistici ebrei come Moses Cordovero e Chaim Vital.
I parallelismi yogici con la descrizione di Abulafia sono innegabili, senza nemmeno tener conto delle risonanze fenomenologiche tra il misticismo vocale delle Abulafia e il PGM , Ibn Arabi , Palamas , Abhinavagupta e Marsanes , solo per citarne alcuni.