LA "SPIRITUALITA' NATURALE" DI OSTAD ELAHI
Nur Alì Elahi (Jeyhunabad, 11 settembre 1895 – Teheran, 19 ottobre 1974) più noto come Ostad Elahi per la sua saggezza e la sua padronanza della musica sacra, è nato e cresciuto in un’atmosfera permeata di pura spiritualità. Suo padre Nematollah Mokri Jeyhunabadi (Hadj Nematollah) era una autorevole figura nell’ordine degli Ahl-e Haqq o Yāresān, espressione persiana derivata dall'arabo che significa "Gente della Verità", movimento religioso-mistico derivato dall'Islam.
Secondo alcuni studiosi l’ordine Ahl-e Ḥaqq partecipa a una sorta di Culto degli Angeli, una forma di religiosità d'origine islamica sviluppatasi in ambiente curdo. Gli aderenti dell'Ahl-e Ḥaqq sono comunemente visti come musulmani perché adottano forme di religiosità esteriori tipiche dell’islam, inclusa la venerazione per ʿAlī ibn Abī Tālib, il quarto califfo e primo Imām sciita, e perché praticano la taqiyya sciita (ossia la possibilità di nascondere o addirittura rinnegare esteriormente la fede, di dissimulare l'adesione a un gruppo religioso, e di non praticare i riti obbligatori previsti dalla religione islamica (per sfuggire a una persecuzione o a un pericolo grave e imminente contro sé stessi a causa della propria fede islamica).
Ostad Elahi non si accontentò di esaminare i principi-cardine delle religioni e delle tradizioni fondate sulla saggezza universale da una prospettiva teorica; al contrario, li sottopose a verifica nelle situazioni della vita reale e a diretto contatto con gli altri.
Il metodo della “spiritualità naturale” che ne ricavò ha la caratteristica distintiva di porre l’accento sulla ragione anziché sull’emozione come mezzo per comprendere i meccanismi su cui poggia la maturazione dell’anima. Contrariamente a quanto generalmente si crede, la spiritualità secondo Ostad Elahi, non consiste nel raggiungere stati di alterazione della coscienza attraverso pratiche particolari (ascetiche, meditative o altre) o nell’acquisire poteri straordinari, bensì permette di sviluppare gradualmente un livello di attenzione superiore e una acuta consapevolezza delle nostre facoltà nel contesto di una vita normale e produttiva in seno alla società.
Quest’approccio innovativo non si limita all’esercizio di una introspezione psicologica, ma si fonda saldamente sulla pratica e sull’esperienza. Man mano che acquisiamo una maggiore conoscenza di noi stessi, trasformiamo gradualmente la nostra natura e mettendo in atto lo sforzo continuo necessario a questa trasformazione, accediamo a un grado più alto della nostra conoscenza di sé. In questo modo, possiamo valutare meglio le diverse forme di resistenza che dobbiamo superare, sviluppando, al contempo, una comprensione profonda e precisa dei principi etici e spirituali su cui si basa la nostra pratica.
L’uomo, finché non si conosce, non può conoscere Dio. Il primo passo da compiere nella conoscenza di sé è la lotta contro l’egoismo e l’egocentrismo.
L’attributo di “naturale” dato a questa spiritualità deriva dal fatto che si adatta alla natura profonda degli esseri umani. L’anima è simile a un organismo da nutrire con i principi adeguati per metterla in condizione di mantenersi sana e di favorire il suo sviluppo graduale ed equilibrato. È in questo contesto che l’interazione congiunta tra il nostro corpo, la vita sociale e l’ambiente assume un’importanza decisiva. Ed è per questo che Ostad Elahi, opponendosi alle inclinazioni ascetiche incoraggiate dal misticismo classico, sostiene la necessità di attribuire ai diritti del corpo la stessa importanza di quelli dell’anima.
In sostanza, il processo di maturazione e di raggiungimento della consapevolezza di sé richiede che si contrastino di continuo e ripetutamente gli impulsi e le sollecitazioni dell’“io imperioso”, fonte di ogni resistenza al nostro progresso spirituale. Questa energia interna, allo stesso tempo impulsiva e astuta, è prodotta dai nostri punti deboli, che a loro volta derivano da un’attività incontrollata dei nostri tratti caratteriali di origine animale. In quanto energia psichica nociva, l’io imperioso si manifesta soprattutto nella tendenza sistematica a violare ogni diritto – nostro o altrui. Per individuarne le differenti sfaccettature e le diverse modalità di azione, dobbiamo impegnarci in una pratica etica concreta – cioè, dobbiamo sforzarci di rispettare i diritti di ciascuno e di ogni cosa e di agire altruisticamente, cercando di opporci alle tendenze istintive della nostra animalità egoica. Durante questo processo, Ostad Elahi evidenzia l’importanza di focalizzare la propria attenzione sulla meta finale e di nutrire un’intenzione disinteressata, che sia orientata alla contentezza divina.
Lo sviluppo naturale dell’anima prevede una sorta programma di studi organizzato in livelli distinti, finalizzato alla perfezione spirituale. Il prolungamento di tali studi rappresenta la fase “universitaria” del processo di perfezionamento rivolto al pieno sviluppo della propria umanità. È a questo livello che inizia il lavoro effettivo di conoscenza di sé, che si fonda su una continua lotta contro gli impulsi e i desideri incessanti dell’io imperioso.
Ostad Elahi stabilisce un’analogia fra questo percorso di studi – in cui il nostro soggiorno terreno costituisce il livello propedeutico – e quello degli studi di Medicina. Così come nelle scienze mediche si apprendono le leggi oggettive e i processi causali che governano la salute e lo sviluppo del corpo, così bisogna apprendere anche le leggi oggettive e i processi causali che governano la salute e lo sviluppo dell’anima. Poiché tutti gli esseri umani condividono un’identica natura di base, i principi di questa “medicina dell’anima” sono universali, come quelli che governano la scienza medica o qualsiasi altra scienza sperimentale. In quanto scienza sperimentale, la spiritualità naturale non è radicata o legata a nessuna cultura, tempo o luogo particolari. Chiunque è libero di adottarla e trarre beneficio dalla sua applicazione, purché vi si accosti con lo spirito di uno studente o di un ricercatore, senza alcuna aspettativa di gratificazione del proprio ego legata a stati di estasi o ad altre forme di rapimento o di pace mentale.
Lo studio della medicina dell’anima comporta l’apprendimento e la messa in pratica delle verità divine autentiche che governano lo sviluppo del sé; nessuno può apprendere e assimilare queste verità al posto nostro. Sulla base dell’esperienza personale di tutta la sua vita, Ostad Elahi ha concluso che il rapporto maestro-discepolo, che esiste praticamente in tutte le forme del misticismo classico, non è adatto per lo studio della spiritualità naturale. Questo richiede, invece, che ognuno di noi si accosti alla pratica spirituale con la ragione sana e cerchi di diventare il medico della propria anima. Un simile impegno non può fondarsi sull’obbedienza cieca o sulla coercizione, bensì deve essere intrapreso liberamente e volontariamente con piena capacità di intendere e libertà di coscienza.