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  • Massimo Mannarelli

LA "RIVOLUZIONE AGRICOLTURALE" DI FUKUOKA


Masanobu Fukuoka nacque nel 1913. Dopo gli studi di microbiologia del suolo divenne ricercatore di patologia vegetale lavorando per la dogana.

In seguito ad una grave malattia, all’età di 26 anni, ebbe un cambiamento interiore che lo portò a lasciare il suo lavoro da tecnico e ritornare a coltivare i terreni dei suoi genitori. Descrisse così il suo cambiamento: “L’umanità non sa assolutamente nulla. Nessuna cosa ha valore in se stessa e ogni azione è inutile, senza senso”.

Quando tornò ai suoi campi Fukuoka cercò di lasciar cadere tutte le conoscenze che aveva, per osservare la natura così com’era. Intuì che i processi naturali erano in grado di svolgere autonomamente molte cose per le quali gli uomini si preoccupavano e per questo cominciò ad adottare delle tecniche di coltivazione basate sull’idea di lavorare il meno possibile. Capì che alcune pratiche dell’agricoltura tradizionale potevano essere evitate: non serviva arare il terreno, usare concimi e prodotti chimici ed eliminare le erbacce.

Divenne così quello che è stato considerato il padre dell’agricoltura naturale noto soprattutto grazia al suo libro “La rivoluzione del filo di paglia”.

Fukuoka sosteneva che la scienza, come l’intelletto umano, frammentava il mondo: le cose non venivano più considerate nella loro interezza. L’applicazione di tale approccio tipico dell’uomo moderno ad ogni aspetto della vita sociale allontanava da una reale comprensione profonda.

Quello che nacqu con Fukuoka è stato un nuovo modo di fare agricoltura o meglio di “non fare” con una progressiva riduzione al minimo dell’intervento umano.

Fukuoka sviluppò tecniche incredibili per coltivare i cereali: senza arare, senza allagare i capi, senza trapiantare le piantine coltivate in semenzaio, ma limitandosi a seminare e raccogliere.

La qualità dell’ambiente e del terreno migliorarono sensibilmente, addirittura attirò l’attenzione di professori universitari e tecnici che studiarono i suoi campi, convenendo che la fertilità era in costante aumento.

“La rivoluzione del filo di paglia” scritto nel 1976 gli diede notorietà, molte persone si interessarono al suo podere e alla sua vita, gli venne chiesto se le tecniche che aveva sviluppato non fossero, in definitiva, degli strumenti contro la desertificazione e a favore della conservazione del suolo.

Uno dei problemi su cui si focalizzò fu proprio la desertificazione. Iniziò a viaggiare per vedere questi fenomeni di persona e per insegnare l’agricoltura naturale come strumento per arrestare i processi di degradamento del terreno.

Masanobu Fukuoka visitò Stati Uniti, Iraq, Iran, Thailandia, Malesia, Indonesia, Nepal, Filippine e vari paesi europei compresa l’Italia. Infine le sue ricerche si concentrarono in Africa, il continente più colpito dalla desertificazione. Lo fece con grande spirito di altruismo, fortemente preoccupato per il problema della perdita di suolo causato da tecniche agricole sconsiderate. Secondo Fukuoka la scienza andava usata al bisogno, per poi essere riposta.

Secondo Fukuoka la natura era in grado di riprendersi spontaneamente: soluzioni ingegneristiche o invasive per fermare la desertificazione spesso lasciavano una situazione peggiore di quella di partenza, risultando efficaci solo a breve termine. Sosteneva però che in molti luoghi ormai mancassero pure i semi ossia la base per la ripartenza ed erano quindi i casi in cui occorreva seminare nuovamente la vita: “Il solo lavoro da parte dell’uomo (a servizio della natura) è raccogliere microrganismi e semi di varie piante e spargerli in luoghi simili”, “in altre parole, senza chiedermi se sono buoni o cattivi mescolerò una grande varietà di piante forestali, da frutta, verdura, piante concimanti e inoltre felci, muschi e licheni. Comprenderò anche i microrganismi del suolo, come funghi e batteri. Quando le piante iniziano a crescere, il loro effetto sul terreno e sul clima è sorprendente, “il verde chiamerà altro verde””.

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