BEITAR E SIONISMO REVISIONISTA
Il Beitar Gerusalemme nacque in circostanze particolari e tuttora è un club unico nel suo genere. Venne fondato nel 1936 come squadra di calcio del movimento giovanile del Partito revisionista sionista, il Beitar, creato nei primi decenni del Novecento, a cui si ispirano sia il partito conservatore israeliano (il Likud) che quello di destra (Israel Beitenu) fondato da Avigdor Lieberman.
Il revisionismo è una particolare corrente del sionismo secondo la quale, in sintesi, l’obiettivo a lungo termine di Israele dovrebbe essere quello di ottenere la sovranità su tutta Eretz Yisrael, cioè la terra che secondo gli ebrei Dio avrebbe donato loro migliaia di anni fa.
Tra il 1920 e il 1948, ovvero durante il Mandato britannico della Palestina, molti di quelli che qualche anno dopo sarebbero diventati dirigenti e giocatori della squadra del Beitar furono membri dei gruppi militari e paramilitari che causarono la morte di centinaia di persone sia fra i gruppi terroristici arabi sia fra i militari britannici in Palestina. Per questo motivo, prima dell’indipendenza d’Israele, la squadra del Beitar venne esclusa da qualsiasi tipo di competizione sportiva per circa cinque anni. Quando gli fu permesso nuovamente di ritornare in attività, il Beitar fece del suo passato e della squalifica un elemento fondamentale della propria identità, che influenzarono la propria tifoseria e i futuri settant’anni di storia del club.
In "Gerusalemme senza Dio," Paola Caridi spiega come la propensione verso destra del Beitar Yerushalaim e dei suoi tifosi non si è mai persa. Molti giocatori sono stati membri del gruppo armato clandestino dell’Irgun e numerosi tifosi fedeli elettori prima dell’Herut, lo storico partito di destra che ha poi lasciato spazio al Likud. La passione politica sportiva si è da sempre fusa con l’ideologia politica.
Oggi il club è inscindibile dalla sua tifoseria e dai legami che ha con la destra israeliana.
Soprannominato anche La Menorah per via del suo logo, il Beitar iniziò a ottenere i primi veri risultati rilevanti a partire dagli anni Settanta, con le prime vittorie in campionato e nella coppa nazionale: già all’epoca i suoi tifosi erano ritenuti violenti e problematici. Verso la fine del decennio la tifoseria del Beitar diventò molto popolare e attirò nuovi tifosi: nel 1977 infatti, il Likud, fondato nel 1973, divenne il partito di governo per la prima volta nella sua storia.
Per via dei legami con il movimento Beitar, molti membri del Likud erano tifosi della squadra e questo comportò un rapido aumento della popolarità del club, che coincise con il periodo più vincente della sua storia.
Agli inizi degli anni Duemila il fenomeno del tifo organizzato iniziò a prendere piede anche in Israele, partendo dalle squadre più importanti e seguite. Come conseguenza, durante le partite fra il Beitar e le squadre arabe d’Israele le violenze si intensificarono. Nel 2005 i tifosi del Beitar fondarono La Familia, che oggi è uno dei rari casi in cui un gruppo ultras è ufficialmente riconosciuto dalla propria squadra, che lo finanzia e lo considera come il proprio fan club ufficiale.
Questo gruppo ultrà é considerato il più violento e problematico d’Israele nonché una delle più xenofobe e razziste tifoserie d’Europa (la federazione israeliana fa parte della UEFA, quindi nel calcio Israele conta come Europa).
Nonostante la condotta di molti membri di tale tifoseria, molti esponenti del Likud (Benjamin Netanyahu e Miri Regev sono tifosi del Beitar) e dell'Israel Beitenu si sono fatti spesso riprendere nel settore occupato dagli ultras nel Teddy Stadium di Gerusalemme o negli eventi organizzati direttamente dai tifosi.
Lo stretto legame tra il club e la politica è la base su cui si fondano le accuse rivolte al governo dalle altre società del campionato israeliane e dai partiti, secondo i quali si tenderebbe sempre a sminuire gli episodi riguardanti La Familia e a tollerare il comportamento razzista dei suoi membri.
Nello stesso anno in cui fu fondata La Familia, il Beitar venne acquistato dall’oligarca russo di origini israeliane Arcadi Gaydamak, sulle cui attività già allora in molti sospettavano esserci perlomeno qualcosa di sospetto. Gaydamak investì diversi milioni di euro nella squadra, che per i successivi anni fu composta dai migliori giocatori israeliani in circolazione e vinse il campionato per due anni consecutivi fra il 2006 e il 2008.
Gaydamak iniziò a finanziare regolarmente La Familia e concesse al gruppo diversi trattamenti di favore, dalla concessione di spazi alla vendita di biglietti. Nel 2008 si candidò alle elezioni come sindaco di Gerusalemme e da lì si iniziò a capire quali fossero le sue reali intenzioni. Gaydamak infatti non aveva comprato solo il Beitar, ma era anche sponsor principale della squadra basket di Gerusalemme, l’Hapoel, e tutto ciò per tentare di ottenere consensi fra due società sportive molto influenti a Gerusalemme. Non ebbe successo e alle elezioni ottenne poco più del 3 per cento dei voti. Dopo la sconfitta elettorale diminuì drasticamente gli investimenti nelle due società, soprattutto nel Beitar, che così si ridimensionò presto.
L’affare che nel 2013 portò due giocatori ceceni di religione musulmana al Beitar, inizialmente considerato come un tentativo da parte della società di allontanarsi dall’immagine di squadra xenofoba, fu un’altra vicenda legata agli interessi imprenditoriali di Gaydamak, questa volta in Cecenia. In quel periodo infatti era in stretto contatto con l’imprenditore russo di origini azere Telman Izmailov, che possedeva delle attività commerciali nella regione. Nel gennaio del 2013 Gaydamak portò la squadra a Groznyj per disputare una partita amichevole contro il Terek, squadra locale che gioca tuttora nella prima divisione russa.
Il Terek Groznyj di proprietà del presidente della Repubblica Cecena Ramzan Kadyrov, cambiò il suo nome, nel 2017, per volontà di quest'ultimo, in FK Akhmat Groznyj, in onore di Akhmat Kadyrov, padre del leader ceceno nonché presidente del paese dal 2003 al 2004.
A sorpresa, il Beitar tornò dalla Cecenia con due nuovi calciatori musulmani, Dzhabrail Kadiyev e Zaur Sadayev, il cui acquisto fu una mossa di Gaydamak per giustificare la strana relazione tra le due società.
Alla conferenza stampa di presentazione dei due giocatori partecipò anche il sindaco di Gerusalemme, oltre a Gaydamak e al direttore generale del club. Ma appena arrivati al centro sportivo per l’allenamento, Kadiyev e Sadayev iniziarono a essere insultati da un centinaio di tifosi del Beitar, che non tolleravano la presenza di musulmani nella loro squadra. A marzo, nel corso della partita in casa contro il Maccabi Netanya, Sadayev segnò un gol. Parte dello stadio esultò normalmente, ma gli ultras abbandonarono lo stadio in segno di protesta. Kadiyev e Sadayev rimasero in Israele quattro mesi, poi fecero ritorno in Cecenia.
Gaydamak lasciò il Beitar al termine di quella stagione e da quel momento iniziò ad avere una lunga serie di problemi con la giustizia: nel novembre del 2015 Gaydamak si consegnò alle autorità francesi per scontare una condanna di tre anni e mezzo per traffico illegale d’armi durante la guerra civile in Angola, caso noto anche come “Angolagate”.