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Massimo Mannarelli

IMAM AL MAHDI, IL "JAGAD-GURU" DELL'ISLAM SCIITA


All'interno dell'Islam sciita vi sono due punti fermi: l’amore verso l’Ahl-ul Bayt (la Gente della Casa del Profeta) e la figura dell’Imam Atteso, Al-Mahdi.

La credenza di un Restauratore e Salvatore Atteso dall’umanità nei tempi ultimi, pur differendo nei particolari è presente in tutte le religioni, a tal punto che esso potrebbe costituire un terreno adeguato per il dialogo interreligioso.

Nell'induismo, per esempio, tale figura è rappresentata dal Kalki, un avatar di Visnu il cui avvento segnerà la fine del Kali Yuga, l'epoca attuale di oscurità e corruzione.

Per l'Islam sciita, l'idea di un Vicario e condottiero, alla guida dei credenti per contrastare l'epoca oscura è rappresentato da Al-Mahdi, discendente del Profeta stesso destinato ad apparire per colmare il mondo di giustizia ed equità.

Ali Asgar Rudwani, nel suo articolo "Imam Mahdi: i punti comuni tra le diverse scuole islamiche", afferma che tale figura trova la sua ragione d'essere nell’esistenza di un gran numero di narrazioni autentiche trasmesse dal Profeta (S) o dagli Imam Immacolati (as) e negli ahadith che raggiungono il grado di “tawatur”. Questo termine, “tawatur”, viene utilizzato per indicare quegli ahadith o detti che sono in numero tale, e riportati da così tante catene di trasmissione differenti tra loro, da non lasciare spazio a dubbi conducendo la persona alla certezza.

La questione dell’Imam Al-Mahdi è tra le questioni occulte la cui conoscenza ci è giunta attraverso la Rivelazione. Il Sacro Corano esplicitamente enfatizza che uno dei segni dei veri credenti è la fede nell’occulto: “Alif, lam, mim. Questo è il Libro su cui non ci sono dubbi, una guida per i timorati. Coloro che credono nell’occulto…” (Sura Al-Baqarah; 2- 1-3).

L’apparizione dell’Imam al-Mahdi nei tempi ultimi rientra tra le questioni legate all’occulto annunciate chiaramente nelle fonti islamiche. Per tanto è obbligatorio per ogni musulmano credere in esso per poter far parte del gruppo dei credenti (mu’minin), visto che ciò che differenzia le comunità credenti nei Messaggi Divini rispetto alle società materialiste è la fede nell’occulto e nel metafisico.

Un altro dei punti sui quali concordano le scuole islamiche, prosegue Ali Asgar Rudwani, per ciò che attiene la figura del Mahdi è l’universalità della sua chiamata e del suo governo. Esistono numerosi versetti coranici e narrazioni che fanno riferimento a questo argomento, alcuni dei quali riportiamo di seguito: “Lo abbiamo scritto nel Salterio, dopo che venne il Monito: «La terra sarà ereditata dai Miei servi devoti»” (Sura Al-Anbiya, 21: 105); “Iddio ha promesso a coloro che credono [in Dio e nell’Hujjat dell’Epoca] e compiono il bene, di farne [Suoi] vicari sulla terra” (Sura An-Nur; 24: 55); in un altro versetto Dio dice: “Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la Religione della verità, onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se ciò dispiace agli associatori.” (Sura At-Tawba; 9: 33).

Dopo la nascita dell’Imam dell’Epoca (AJ), fino ad oggi, sono state scritte numerose opere rispetto all’argomento del Mahdi, tema che però va oltre l’oggetto di questo articolo e che renderebbe necessaria una bibliografia molto ampia ed estesa.

C.Y. Bonaud nel suo scritto "Sul maestro spirituale nell’Islam Sciita" afferma: “Bisogna dire qui alcune parole sulle vie pratiche dell’‘irfan presenti nella hawza [seminario tradizionale sciita] (il che non significa che esse non abbiano esistenza al di fuori di quell’ambiente)...Si ritrovano innanzitutto delle organizzazioni confraternitarie che hanno a che fare con il Sufismo (soprattutto Dhahabiyya e Ni’matollahiyya con i loro diversi rami), assai simile alle turuq che si ritrovano dappertutto nel mondo musulmano, se non fosse che esse sono sciite nelle loro dottrine e nelle loro pratiche. Benché queste organizzazioni siano esterne alla hawza, dei religiosi ne sono affiliati e ne sono talvolta maestri (qutb). Come fu il caso, per esempio, di Qotb ad-din Nayrizi, già menzionato prima, che era un maestro della silsila Dhahabiyya (Tar, p. 27), e di molti altri fino ai nostri giorni”.

Bonaud continua sostenendo che "Vi è anche il caso di coloro, molto rari, dei quali non si conosce il maestro, che sono stati attratti dalla grazia divina, quali che siano gli intermediari occulti di quest’elezione, e che a motivo di questo percorso fuori norma non sono atti in principio a formare dei discepoli. In un passato recente Shaykh Ansari Hamadani (m. 1379/1960) era uno fra i più celebri di questi santi ‘uwaysi’".

Secondo Bonaud, esistono infine dei maestri che si nascondono e non si dichiarano mai come tali, maestri che non formano quindi alcun ‘gruppo’ di discepoli e ancor meno organizzazioni costituite. Benché vi sia nel loro caso una successione da maestro a discepolo risalente come tutte le silsila al Profeta e agli Imam, questa linea non è mai evocata e resta sconosciuta. Per questa cosa vi sono sicuramente delle ragioni di taqiyya e di prudenza, ma vi è soprattutto il fatto che la silsila viene qui considerata come un velo maggiore nel senso che, da una parte essa è aperta a tutti i tipi di illusioni (orgoglio, partigianeria, rivalità e altri fenomeni ben conosciuti negli ambienti confraternitari), dall’altra, ed è la cosa più importante, essa tende a sostituirsi all’unico autentico criterio che è la relazione con l’Imam del Tempo.

Il dodicesimo Imam attualmente nascosto è in effetti il solo autentico maestro, colui che ha per divina missione di portare ogni essere, direttamente o per intermediario, alla perfezione che gli è propria. Per un maestro il fatto di appartenere a una silsila in sé non è un certificato di ricollegamento e di formazione: essa è garante della trasmissione di un’influenza spirituale e attesta, come in ogni mestiere, che tale persona ha ricevuto da un maestro una formazione in buona e dovuta forma. E’ quindi una condizione necessaria, ma non sufficiente per designare qualcuno come “la” persona a cui bisogna rivolgersi, quella che ha l’incarico di guidare tale o tal’altro. Solo un ricorso (tawassul) all’Imam del Tempo può autenticare con certezza una relazione con un maestro designato dall’Imam nascosto stesso e tutto ciò che può aggiungersi dall’esterno alla purezza di questa relazione, foss’anche il fatto d’esser stati presentati come maestro da qualcuno, è considerato come dubbio. C’è quindi una doppia relazione con l’Imam del Tempo: quella della persona che chiede di essere ricevuta e guidata, e soprattutto quella del maestro che viene designato dall’Imam come suo delegato, come qualcuno che, oltre a un ricollegamento “orizzontale” e cronologico a una linea di maestri risalenti al Profeta e agli Imam, ha anche, e soprattutto, un ricollegamento “verticale” diretto, qui e ora, con l’ Imam di questo tempo. E’ questa relazione che dà tutta la sua garanzia a quella fra il discepolo e il maestro poiché vi è allora la certezza che, quali che siano i limiti propri all’uno come all’altro, la questione è in realtà in mano a qualcuno che non è soggetto a tali limiti.

Questi maestri [quelli nascosti], afferma Bonaud, rappresentano l’essenza dell’esoterismo imamita, ma essi non sono riconoscibili perché pongono come condizione quella di non essere mai designati come tali, non fosse altro che per il comportamento pubblico dei loro discepoli nei loro confronti. In qualche modo, supponendo che uno di questi rami si manifesti, esso già non si riferirebbe più a quest’ordine, ma sarebbe in procinto di divenire una silsila come le altre. In ragione di simili manifestazioni o con altri mezzi, si può talvolta stabilire che tale o tal’altro maestro del passato aveva una relazione diretta con l’Imam occultato, ma è già troppo tardi e questa relazione di un maestro passato non permette di indovinare niente del rapporto di coloro che pretendono di essere, a torto o a ragione, suoi successori e continuatori della sua linea. Solo una relazione attuale è valida e autentica e quest’ultima non può avere che un solo criterio per stabilirne davvero l’autenticità: il ricorso all’Imam del Tempo e la risposta che egli fornisce, quale che sia la forma presa da questa risposta.

Bonaud spiega bene che la caratteristica principale di questo esoterismo imamita è di essere fortemente legato agli Imam e al loro insegnamento integrale. L’essenziale è costituito dal legame di devozione e di fedele amore (wilaya) per gli Imam che sono il volto rivelato di Dio, la Sua luce, la Sua mano, la Sua lingua e il Suo occhio fra le creature; questa devozione intensa si lega all’inimicizia dichiarata verso i nemici degli Imam, poiché essi ne sono l’antitesi, le manifestazioni delle forze demoniache, altrimenti detto il volto apparente, la mano, la lingua e l’occhio del Diavolo. L’insegnamento è fondato sulla meditazione dell’integralità di ciò che è stato trasmesso dalle Genti della Dimora profetica (ahlu bayti n-nubuwwa), e la pratica è modellata sulla loro pratica, fissata attraverso la relazione nata dal ricorso (tawassul) ai quattordici Infallibili (il Profeta, sua figlia e i dodici Imam) e per mezzo della visitazione (ziyara) fatta ai loro santuari o compiuta a distanza (con un’insistenza particolare su certe ziyara quali le ziyarat Amin Allah, Ashura e Jami’a…); è per questo che si insiste molto sulla lettura e la meditazione del Corano e delle invocazioni (du’a) e dei colloqui intimi (munajat) riportati dagli Infallibili. Non si tengono sedute di dhikr o pratiche collettive, essendo l’iniziazione in questo caso una relazione strettamente personale con l’Imam del Tempo.

Dipende dagli uomini che l’Imam decida di apparire o no. La sua apparizione è il senso stesso del loro rinnovamento, ed è qui, finalmente, il senso profondo dell’idea sciita di occultazione e parusia. Sono gli uomini che hanno velato a sè stessi l’Imam, rendendosi incapaci di vedere, poiché hanno perduto o paralizzato gli organi della ‘percezione teofanica’, di quella ‘conoscenza del cuore’ definita dalla gnoseologia degli Imam.

l'Imam Mahdi è la Guida interiore, l'istruttore del mondo, lo jagad-guru (come lo definisce Sri Aurobindo), nascosto in noi è la Guida e maestro supremo dello Yoga integrale

Parlare di Manifestazione dell’Imam nascosto non ha dunque senso, fintanto che gli uomini sono incapaci di riconoscerlo. La parusia non è un evento che si verifica improvvisamente, un certo giorno, ma è qualcosa che avviene di giorno in giorno nella coscienza degli Sciiti fedeli. E’ così che l’esoterismo spezza l’immobilismo tanto spesso rimproverato all’Islam legalitario; i suoi adepti vengono trascinati nel movimento ascensionale del ciclo della walayat, inteso come l’iniziazione progressiva al senso interiore, spirituale, esoterico (batin) delle Rivelazioni divine.

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