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Sibilla Vecchiarino

VESAK, IL RICORDO DELLA NASCITA, ILLUMINAZIONE E MORTE DEL BUDDHA


Si festeggi in questi giorni la festa buddhista più importante, festeggiata dai buddhisti di tutto il mondo e di tutte le tradizioni ossia il Vesak, che ricorda i 3 momenti fondamentali della vita del Buddha (nascita, illuminazione e morte).

Il giorno della prima luna piena di Maggio è, infatti, conosciuto come giorno di Vaisakha in sanscrito e Vesak in cingalese. In origine questa parola indicava l'intero mese di maggio, ma in seguito fu usato per indicare, in modo particolare, il giorno di luna piena di maggio in cui il Buddha nacque.

In tutti i paesi di religione buddhista del Sud Est Asiatico e dell'Estremo Oriente questa ricorrenza è festeggiata con grandi celebrazioni, manifestazioni all'aperto e giubilo popolare.

La decisione di accettare di celebrare questa festa come il compleanno del Buddha è stata formalizzata in occasione della prima conferenza della Associazione internazionale dei buddisti tenuta in Sri Lanka nel 1950.

Nel 1999 il Vesak è stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite come giorno di festa internazionale.

Nel giorno del Vesak, si evita in ogni modo di uccidere qualsiasi specie di vita e ci si alimenta esclusivamente in modo vegetariano. In diversi paesi, soprattutto nello Sri Lanka, vengono dedicate due giornate alla celebrazione del Vesak, e per entrambe le giornate, per decreto governativo, vengono chiusi sia i negozi che vendono liquori che le macellerie. Uccelli ed animali vengono liberati a centinaia con un atto simbolico che rappresenta la liberazione di coloro che sono imprigionati.

È un giorno di festa in cui si organizzano cerimonie collettive, processioni attorno ai templi, incontri con i monaci e doni alla comunità.

Nei villaggi c'è l'abitudine di cucinare insieme il pasto da offrire ai monaci e da condividere con tutta la cittadinanza e gli ospiti.

Vengono recitate storie sui momenti salienti della vita del Buddha, si tengono spettacoli con danze e concerti. Gli eventi culturali hanno luogo ovunque; è un giorno in cui artisti di ogni genere hanno l'opportunità di mostrare il loro talento al pubblico.

Si investono tempo e denaro nel decorare le case e le strade con festoni e lanterne vesak.

Le lanterne vesak sono fatte di carta di riso di colori differenti, la misura e la forma delle lanterne varia da piccole, che vengono portate a mano, a gigantesche, che vengono appese agli alberi nei giardini e nei luoghi pubblici, e, riunite in grappoli, anche alle porte delle case. Queste lanterne sono molto colorate e bellissime quando sono illuminate dalle candele, poste all'interno. I bambini sono orgogliosi di fare queste lanterne e le portano in mostra nei quartieri vicini.

Tutti questi festeggiamenti, l'accensione di lumi, candele, lanterne, lo sventolio di bandiere, le processioni, gli spettacoli, i canti, la liberazione di uccelli, ecc., non modificano però il senso profondamente sacro della festa. La gente si veste assai sobriamente e di bianco, le donne non indossano gioielli né si truccano e dopo il pasto di mezzogiorno nessuno assume più cibo solido, alla maniera dei monaci. Vengono recitati sutra e cantate fino a notte fonda strofe pronunciate dal Buddha, e ovunque nei templi le persone si raccolgono in meditazione.

Infatti, l'insegnamento lasciato dal Buddha è di renderli omaggio non tanto con fiori, incensi e candele, quanto piuttosto attraverso la messa in pratica dei suoi insegnamenti.

Ed è questo che fanno i buddisti durante il Vesak ossia rinnovano il loro impegno a seguire una vita nobile, a purificare la loro mente, a praticare l'amore compassionevole e a portare pace ed armonia all'umanità.

Molti soggetti, anche non buddisti, nel corso degli anni hanno onorato la festività con parole di riconoscimento dei valori della filosofia buddista.

Ricordiamo ad esempio la comunità dei frati francescani che nel 2019 scrisse: “Come seguaci di Gesù Cristo, il Modello dell’amore, e come fratelli di san Francesco di Assisi, l’araldo della pace, anche noi sosteniamo questi valori comuni all’intera umanità. Papa Francesco ci incoraggia a promuovere la misericordia, a sostenere la dignità di ogni persona e a prenderci cura della nostra casa comune.

Nel nostro mondo molte creature rimangono nell’ombra della sofferenza, dell’ignoranza e della paura. Come il fiore di loto sboccia al di sopra delle acque fangose, noi, i vostri Fratelli Francescani, siamo uniti a voi nel comune anelito che tutti possano imparare a vivere nella pura luce della compassione, conoscenza e amore”.

Oppure il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle chiese, Ioan Sauca, che porgendo i suoi auguri per il Vesak a sua volta ha detto (maggio 2020): «Un tempo come questo chiede a tutte le persone di fede e di buona volontà di unirsi per dire no a qualsiasi forma di odio, e siamo chiamati a farlo attingendo dalle nostre rispettive tradizioni spirituali. Incoraggiamo le nostre comunità a raddoppiare gli sforzi per diffondere l’amore sia nei pensieri sia nelle azioni e ad aprire nuove possibilità di guarigione e di speranza per tutti».

Ancora nel 2011 Huginus Kim, arcivescovo di Gwangju, in Corea, e presidente del Comitato per la promozione dell’unità fra cristiani e il dialogo interreligioso ha detto: “E’ importante riconfermare la missione comune di cristiani e buddisti che condividono un grande rispetto per la vita umana, la dignità, il rispetto e un senso di responsabilità verso la natura”.

Ban Ki-moon, nel 2013 quando era segretario generale dell’ONU, nel suo messaggio ha sottolineato “l'importanza dello spirito della non violenza in un momento di diffusa miseria e conflitti nel mondo”.

Il chiaro e profondo insegnamento di Buddha sulla coltivazione della consapevolezza, conosciuto altrimenti come Satipatthana o I Quattro Fondamenti della Consapevolezza, è il sentiero per la liberazione degli esseri, per il superamento di tutte le sofferenze fisiche e mentali, per la realizzazione della conoscenza e saggezza profonde e per la realizzazione del Nirvana.

Esso è ritenuto un sentiero valido e a disposizione di tutti, indifferentemente da razza, sesso, condizione sociale o credo.

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