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  • Sibilla Mannarelli

IL SEGRETO DELLA LONGEVITA’ E DEL BENESSERE CHE CI INSEGNANO GLI ABITANTI DI OKINAWA


Se volete conoscere i luoghi dove si vive meglio e più a lungo non potete non conoscere le Blue Zone.

Le Blue Zones vennero istituite 10 anni fa, dopo la pubblicazione di uno studio realizzato da Gianni Pes e Michel Poulain in cui la provincia di Nuoro veniva indicata come l’area con la più alta concentrazione di centenari. Negli anni alla Sardegna, sono state aggiunte altre blue zones: la penisola di Nicoya in Costa Rica, l’isola di Ikaria in Grecia, Okinawa in Giappone ed il villaggio di Loma Linda in California del sud. Dopo la scoperta di Gianni Pes e Michel Poulain, che indicarono la provincia di Nuoro come una delle zone con un alto tasso di longevità, il National Geographic e lo studioso Dan Buettner lanciarono un progetto di ricerca con lo scopo di individuare le varie aree della felicità sulla Terra, studiandone le caratteristiche in modo da poterle applicare anche ad altri paesi del mondo.

La nostra attenzione oggi vuole soffermarsi su una di queste zone e, in particolare, Okinawa.

Sull’isola di Okinawa è presente un numero quasi sorprendente di persone con più di 100 anni. In particolare è la patria “delle donne più longeve del mondo” (con una vita media di 86 anni), con una scarsa incidenza di malattie cardiache, cancro e demenza. Buettner, lo studioso che ha approfondito le famose Blue Zone, ha specificato nei suoi scritti che gli abitanti della piccola isola giapponese sperimentano solo un quinto del tasso di malattie cardiovascolari, del cancro al seno e alla prostata e meno della metà del tasso di demenza rispetto alla popolazione americana.

Gli abitanti di Okinawa seguono un’alimentazione ricca di verdure, in particolare di patate dolci arancioni e viola, che rappresentano un caposaldo della loro tradizione agricola e culinaria. Gli alimenti vegetali integrali rappresentano il 90% di una dieta tradizionale di Okinawa, mentre meno dell’1% è rappresentato de carne e latticini. Si opta per proteine ​​a base di soia, come il tofu (e fagioli), che viene spesso mangiato insieme a verdure saltate in padella in un piatto tradizionale chiamato Chanpurū.

A detta degli esperti, si tratta di una dieta anti-infiammatoria ad alto contenuto di antiossidanti. In più, è a basso contenuto di calorie (si calcola in media circa 1.100 calorie), ma ricca di sostanze nutritive, il che spiegherebbe questo prezioso allungamento delle aspettative di vita nella popolazione di Okinawa.

Una delle teorie più interessanti alla base della longevità degli abitanti di Okinawa è la presenza di alimenti aventi la proprietà caratteristica di mimare gli effetti della restrizione calorica pur senza sottoporsi a una vera restrizione calorica. La restrizione calorica è il metodo più noto e riproducibile di allungare la vita negli animali (topi e scimmie), ma nell’uomo è tanto difficile da mettere in pratica che viene considerato pressoché inattuabile a lungo termine. In pratica gli alimenti capaci di mimare la restrizione calorica riproducono gli effetti salutari della restrizione calorica, ma senza la necessità di dover soffrire la fame.

Essi hanno poche calorie, molti micronutrienti e un buon potere saziante e vengono definiti alimenti funzionali (spesso chiamati super cibi). L’effetto che questo genere di “super alimenti” produce nell’organismo di chi li assume è definito ormesi (o effetto ormetico).

L’effetto ormetico è prodotto da piccole dosi di certi principi nutrizionali come i carotenoidi, la violaxantina e la luteina delle patate dolci i quali si dimostrano capaci di attivare i vitageni, particolari geni deputati alla produzione di molecole protettive nell’uomo e si pensa che essi giochino un ruolo fondamentale nell’aggiunta di anni di vita in salute.

I supercibi presenti nella dieta degli abitanti di Okinawa sono ad esempio il Goya (melone amaro), i funghi Shiitake, la radice di Bardana e l’alga Kombu, già utilizzati anche nella Medicina Cinese come medicamenti. Non mancano i prodotti a base di soia che apportano fitoestrogeni capaci di ridurre il colesterolo LDL e prevenire alcuni tipi di tumore.

I cereali integrali non raffinati fanno inoltre sì che la risposta all’insulina si mantenga ottimale nonostante l’età, regalando un peso corporeo ideale.

Ad Okinawa esiste, inoltre, la salutare abitudine di origine Confuciana di fermarsi prima di avere raggiunto la sazietà completa durante ciascun pasto (hara hachi bu = mangia fino all’80% della sazietà).

Ma il cibo a Okinawa non gode di immenso rispetto solo dal punto di vista alimentare, ma anche da quello spirituale, infatti esso viene offerto regolarmente agli antenati dopo il loro passaggio nell'altro mondo. Questa festività viene denominata Obon, e commemora il giorno degli antenati, dando un'aura sacra al cibo che si pensa venga mangiato di gran gusto dagli spiriti delle persone defunte garantendo in cambio la loro protezione nei confronti dei familiari per tutto l'anno. Un'altra caratteristica importante legata al cibo di Okinawa è la sua preparazione e attenzione nella presentazione dei piatti.

Un altro fattore determinante per la longevità consiste nello svolgere attività fisica in modo costante tutti i giorni e a contatto con la natura. Gli abitanti di Okinawa fanno lunghe camminate nel verde, praticano Tai-Chi e danzano i loro balli tradizionali. Si dedicano al giardinaggio, per onorare il contatto con la terra e la natura. Inoltre praticano meditazione ogni giorno che produce effetti benefici sia a livello psicofisico sia fisiologico. Un’altra caratteristica della popolazione di Okinawa è il loro approccio ottimista nei confronti della vita. In tal modo allontanano ogni forma di energia negativa.

Il concetto alla base di questa visione è Ikigai.

Il termine Ikigai è composto da iki (生き) che significa “vita” e kai (甲斐) “significato”. Quindi “un significato per la vita”, vale a dire una ragione per cui alzarsi la mattina.

Tutti hanno il proprio ikigai, ma ovviamente trovare quale sia la ragione della propria esistenza richiede una ricerca interiore che può spesso essere lunga e difficile. Tale ricerca viene considerata molto importante e la sua conclusione positiva porta alla persona una profonda soddisfazione.

Questo approccio alla vita si base su cinque pilastri che se guardati bene non differiscono molto da quello che ci insegna lo Yoga, ossia:

  • Iniziare dalle piccole cose;

  • Dimenticarsi di sé;

  • Armonia e sostenibilità;

  • Gioia per le piccole cose;

  • Essere nel qui ed ora.

In questa ricerca il punto di partenza sono 5 domande:

  • Cosa amo?

  • Di cosa ha bisogno il mondo?

  • In cosa sono bravo?

  • Per cosa posso essere pagato?

Interagendo, queste quattro aree, creano in effetti quattro ulteriori aree, ed ulteriori domande sul significato per noi stessi di:

  • Missione;

  • Passione;

  • Professione;

  • Vocazione.

Farsi delle domande anche ripetute, meglio se sono buone domande, è il cosiddetto inquiring ed è molto efficace nell’esplorare se stessi.

In uno studio dell’Università di Harvard, pubblicato su JAMA Psychiatry, alcuni ricercatori si sono chiesti se percepire un senso, o una ragione, per la propria esistenza potesse in qualche modo rallentare il declino fisico. Questo studio ha approfondito come questo tipo di approccio possa portarci ad avere vite più lunghe e in salute. Per poterlo fare, hanno preso i dati due volte, nel 2006 e nel 2010 da uno studio nazionale continuo di adulti over 50 chiamato Health and Retirement Study.

Metà dei soggetti sono stati intervistati di persona e hanno subito misurazioni di parametri fisici come forza e velocità della camminata, mentre per misurare il loro “senso della vita” hanno compilato un questionario studiato appositamente.

Le persone con un senso della vita più presente presentavano dati migliori sia nella forza che nella velocità di camminata. Sentire che la nostra vita ha un senso, dunque, pare aiutare il nostro corpo a funzionare meglio.

Peter Jaret, dell’università di Berkeley, in un suo articolo ha elencato una serie di studi condotti proprio per vedere che influenza ha una percezione del senso della propria vita sulla salute e sul benessere.

Secondo questi studi chi percepisce che la propria vita ha una ragione, allo stesso tempo ha:

  • 50% in meno di probabilità di sviluppare l’Alzheimer;

  • 50% in meno di probabilità di avere ictus e infarti.

È importante sottolineare che questi studi tendono a mostrare associazioni, non ancora causalità. Per dimostrare quest’ultima, entrambe le università stanno continuando a ricercare, con altri studi più approfonditi.

Conoscere il senso della propria vita significa conoscere sempre la direzione, indipendentemente dalle “curve” che la vita possa decidere di farci prendere. È un po’ come avere sempre la via chiara, e avendo una via chiara si possono affrontare più facilmente le deviazioni.

Questa chiarezza e la relativa sicurezza percepita, probabilmente, possono concorrere ad abbassare la nostra soglia di stress e ad aiutare la nostra mente a regolare le risposte agli eventi avversi, mantenendo in equilibrio quegli ormoni che causano, appunto, reazioni croniche di stress e le cascate di altre decisioni anormali che si hanno quando non si è in controllo della propria quotidianità e della propria vita emozionale (un po’ come lo Yoga ci aiuta a sospendere le modificazioni mentali ed a darci un’immagine più chiara di chi siamo realmente).

L’ikigai ci insegna ad allenarci emotivamente al piacere, curando la quotidianità con piccoli, ma grandi gesti, fissandoci obiettivi giornalieri, perchè la vita non è che il risultato della somma dei singoli giorni, ed ogni giorno deve essere celebrato (presenza mentale e consapevolezza proprio come nello Yoga).

L’ikigai ci restituisce un profondo contatto con noi stessi e il reale senso della vita, sublimando le piccole grandi cose che rendono la nostra vita unica, rendendo ogni singola giornata che viviamo densa di vita e di significato.

Tutte le cose che facciamo, ciò che ci circonda, le persone che amiamo e le decisioni che prendiamo durante la giornata hanno un valore che va celebrato ogni giorno.

Concentrarsi su ciò che è essenziale è necessario per avere una vita appagante, imparando a riconoscere ciò che è superfluo, dando valore alle cose semplici ed essenziali, un’operazione che porta ad avere una vita meno stancante e quindi più soddisfacente.

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