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  • Massimo Mannarelli

CAMBIARE SESSO NELL'IRAN SCIITA


L’hojatolleslam (alta dignità religiosa islamica) Mohammad Mehdi Kariminiya (che risiede nella città santa di Qum dove insegna diritto di famiglia) alla conferenza «Cambiare sesso a Teheran», organizzata nel 2007 nell’ambito della manifestazione «Torino Spiritualità», spiegò che per il clero sciita il cambio di sesso è lecito anche se si tratta di intervenire, chirurgicamente, su una creazione di Dio con le seguenti parole: «Dopotutto, trasformare è nella natura umana. Ariamo i campi e seminiamo il grano, lo coltiviamo e maciniamo per ottenere la farina e poi, mescolandola all’acqua, facciamo il pane».

Alla base delle sue affermazioni c’è una fatwa (decreto religioso) emanata niente meno che dall’ayatollah Khomeini nel 1964, anno in cui lo scià Muhammad Reza Pahlavi lo mandò in esilio a Bursa, in Turchia. Durante l’anno trascorso all’estero Khomeini scrisse un trattato di giurisprudenza in cui esaminò la questione del cambio di sesso sostenendo che «non è da considerare reato e, in presenza di una dichiarazione medica credibile, non presenta alcun problema».

In un primo momento questa posizione non ebbe gran risonanza e ci si accorse della sua portata solo in seguito alla vittoria rivoluzionaria sulla monarchia del 1979. Raccontava Kariminiya: «Un giorno a una folla attenta e curiosa un uomo di nome Fereydun si presentò disperato al grande ayatollah mostrandogli il petto prosperoso e sottoponendogli il suo problema: si sentiva imprigionato in un corpo maschile che non percepiva suo e voleva assolutamente diventare donna. L’Imam Khomeini capii e ammise che nei suoi lunghi studi del Corano e degli hadith non aveva mai trovato niente che impedisse una fatwa per rendere possibile il cambiamento di sesso. Fereydun si sottopose successivamente all’intervento chirurgico assumendo il nome di Mariam».

Chi vuole cambiare sesso in Iran deve rivolgersi prima a una apposita commissione, formata da religiosi e medici, che sembra essere sufficientemente comprensiva visto che le statistiche mostrano che ci sono più i cambiamenti di sesso in Iran che in tutta la regione mediorientale. Le operazioni vengono fatte in cliniche private e ognuno se le deve pagare, a caro prezzo in rapporto al potere d’acquisto iraniano e ce ne vogliono sempre più di una. Ma i prezzi sono comunque molto contenuti rispetto a quelli vigenti sul mercato internazionale. L'Iran inoltre ha la fama di avere ottimi chirurghi plastici essendo questa specializzazione medica diffusissima, e non solo per i rifacimenti del naso. In ogni caso l'operazione solo per i cittadini iraniani prevede un rimborso del 25%.

Il professor Bahram Mirjalali della clinica Mirdamad di Teheran segnala che l’operazione è perfettamente lecita, non viola nessun precetto: la legge in vigore nella Repubblica islamica permette ai transessuali di sottoporsi alle operazioni chirurgiche necessarie a cambiare sesso e consente anche di ottenere una nuova identità sui documenti.

Bahram sostiene anche le sue "ragazze" sono sempre risultate ottime mogli, spesso migliori di quelle nate donne per natura.

L’opinione di Khomeini a favore del cambio di sesso è condivisa da buona parte del clero sciita, tra cui l’iracheno al-Sistani. Ma non dai religiosi sunniti per i quali è assolutamente vietato. Per questo molti arabi si recano segretamente nelle cliniche iraniane.

Secondo Kariminiya, per vietare qualcosa è necessario che sia scritto nel Corano, come accade per l’ubriachezza e l’omosessualità: «Per noi sciiti tutto quanto non è citato dal Corano è soggetto all’interpretazione dei giuristi ed è quindi potenzialmente lecito».

L’hojatolleslam Kariminiya ha sostenuto anche che ad avvicinare l’Iran sciita alla modernità è dunque «la possibilità di interpretare le fonti attraverso l’ijtihad (ragionamento), che per gli sciiti ha un’importanza maggiore, al punto che si possono autorizzare l’affitto dell’utero e l’inseminazione artificiale». Il riferimento non è azzardato: «Dopo aver cambiato sesso, moltissimi vogliono sposarsi e avere figli. Un medico ha tentato tre volte l’innesto dell’utero su tre diversi pazienti. In un caso l’intervento è riuscito ma, dopo l’iniziale concepimento, è seguito un aborto spontaneo. Nel caso del transessuale diventato donna e regolarmente sposato con un uomo, il marito può contrarre un matrimonio temporaneo con un’altra donna, accordandosi sul fatto che il neonato andrà subito con il padre e sua moglie, con i quali crescerà. Il transessuale che è diventato femmina deve però essere consapevole che non sarà mai una vera madre, anche se crescerà quel bambino con amore».

Non è nemmeno necessario, ha detto ancora Kariminiya, che il marito abbia un rapporto sessuale e firmi un contato di matrimonio perché si può prendere l’ovulo di una donatrice, fecondarlo in vitro e installarlo in un utero in affitto. Questa soluzione non è riservata ai transessuali, ma anche alle coppie in cui la donna fatica a concludere la gravidanza.

Pur dimostrando una maggiore apertura rispetto ai giuristi sunniti, è però evidente che per il clero sciita i transessuali non sono persone normali, ma «malati che possono essere guariti». E in una società tradizionale come quella iraniana, cambiare sesso resta ovviamente un tabù e le persone che scelgono di farlo continuano a essere sottoposte a molte pressioni. «Ma questo - ha concluso l’hojatoleslam - succede a ogni latitudine».


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