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Massimo Mannarelli

CARL LEWIS "L'ATLETA INTERIORE" E SRI CHINMOY


Frederick Carlton Lewis, detto Carl (Birmingham, 1º luglio 1961), è un ex velocista e lunghista statunitense.

Soprannominato il figlio del vento, è considerato uno dei più grandi atleti di tutti i tempi, avendo vinto 10 medaglie olimpiche, delle quali 9 d'oro e 1 d'argento in quattro partecipazioni dal 1984 al 1996. Inoltre ha vinto 8 medaglie d'oro, una d'argento e una di bronzo ai campionati del mondo di atletica leggera, in quattro partecipazioni dal 1983 al 1993.

Pochi sanno che nell'agosto 1991, ai Campionati del mondo di Tokyo, Carl Lewis, non solo, è diventato l'essere umano più veloce della storia, percorrendo 100 metri in 9,86 secondi, ma dopo la sua vittoria ha inviato al maestro di yoga e meditazione indiano Sri Chinmoy le sue scarpe da record mondiale su cui era scritto un messaggio con cui esprimere la propria gratitudine e il rispetto del suo cuore per la persona che è arrivato a considerare il proprio maestro spirituale.

Carl Lewis e Sri Chinmoy si conobbero nel 1983 grazie ad amico comune, Narada Michael Walden, produttore e cantautore vincitore di molti Grammy Award che aveva praticato, per molti anni la meditazione proprio sotto la guida di Sri Chinmoy.

Sri Chinmoy trascorse i suoi primi anni di vita in India praticando attivamente molti sport in concomitanza con le discipline spirituali.

È stato campione di decathlon e sprint per molti anni registrando il tempo di 11,70 secondi per i 100 metri. Il suo interesse per l'atletica leggera non diminuì mai per tutta la durata della sua vita terrena.

Il rapporto tra Sri Chinmoy e Carl Lewis non è facile da descrivere.

Viene in mente il rapporto tra Percy Cerutty ed Herb Elliott o tra Nakamura e Seko ossia quello tra mentore e atleta, tuttavia non c'è dubbio che Sri Chinmoy fu di enorme ispirazione spirituale per Carl Lewis. Prima delle finali dei 200 metri alle Olimpiadi del 1984 a Los Angeles e in altri momenti importanti i due hanno meditato insieme e il guru indiano lo ha ispirato per le sue imprese impossibili.

Nel libro "Carl Lewis: il campione del corridore interno" di Sri Chinmoy c'è un tema ricorrente che Sri Chinmoy sottolinea a Lewis, ossia che tutto ha a che fare con la creazione dell'uomo interiore: "C'è una coscienza esteriore e una coscienza interiore". “Nella coscienza esteriore hai già fatto qualcosa di estremamente grande per l'umanità. Hai stabilito qualcosa di immortale e milioni di persone sono state ispirate dai risultati ... Ma c'è anche un Carl Lewis, l'uomo interiore. E c'è anche una coscienza interiore, che chiamiamo amore del cuore per l'umanità e grido del cuore per il miglioramento del mondo”.

“Ci sono persone sulla terra che impiegheranno molti, molti anni per portare alla ribalta il loro uomo interiore. Nel tuo caso, ci sono volute solo poche ore fugaci per portare alla ribalta il tuo uomo interiore. Mentre stavi meditando con me, fin dall'inizio il tuo uomo interiore è venuto alla ribalta. A quel tempo non eri più Carl Lewis, il più grande atleta, l'atleta campione del mondo; eri qualcos'altro - qualcosa di infinitamente più bello e infinitamente più potente di questo. Eri diventato il supremo eroe-guerriero per combattere l'ignoranza dell'umanità".

Sri Chinmoy diede a Carl Lewis il nome spirituale "Sudhahota".

Quando Carl Lewis diventa Sudhahota, il suo rapporto con Sri Chinmoy si approfondisce sempre di più: lo si vede, infatti, suonare e cantare, giocare a tennis con Sri Chinmoy e recitare in opere scritte dal maestro.

Carl Lewis è diventato anche vegano segnalando come la nutrizione abbia un impatto fondamentale per la meditazione.

Ecco come racconta il grande campione il suo passaggio alla dieta vegana:

“Quando ero all’Università di Houston mangiavo carne e cercavo di tenere il mio peso sotto controllo nel modo sbagliato, cioè saltando i pasti. Nel maggio del 1990 decisi di cambiare il modo di nutrirmi quando capii che saltare i pasti, per tenere il peso sotto controllo, non mi faceva bene.

Nello spazio di poche settimane incontrai due persone che avrebbero cambiato il mio modo di pensare e mangiare.

Il primo fu Jay Cordich, the Juice Man (l’uomo del succo), il quale sosteneva che bevendo almeno sedici once di spremuta di succo fresco ogni giorno accresce l’energia di una persona, rinforza il sistema immunitario e riduce il rischio di ammalarsi.

L’altro fu il dott. John McDougall, un medico che insegnava il legame tra la buona nutrizione e la salute.

Ricordo chiaramente quando nel luglio del 1990 presi la decisione di diventare un vegano.

Ero in Europa per delle competizioni e mangiai delle salsicce spagnole il sabato e poi il lunedì seguente iniziai a mangiare vegano. La cosa più difficile per me fu cambiare le mie abitudini alimentari, tra cui il saltare i pasti e passare invece a mangiare spesso durante la giornata, che è molto più salutare. Nella primavera del 1991 – otto mesi dopo aver iniziato a mangiare vegano – mi sentivo fiacco e pensai che forse dovevo aggiungere nella mia dieta delle proteine dalla carne.

Ma il dott. McDougall mi spiegò che la mia fiacchezza era dovuta al mio maggior fabbisogno di calorie causato dalle molte ore degli allenamenti quotidiani, e non perché necessitavo di proteine animali.

Una volta aumentata la quantità di cibo calorico, riguadagnai la mia energia. Bevevo da 24 a 32 once di succo al giorno.

Non assumevo prodotti derivati dal latte e quello fu in assoluto il mio miglior anno come atleta”.


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