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  • Sibilla Mannarelli

GLI EFFETTI SALUTISTICI DEL RAMADAN


Nel 2016 un medico di Oxford, Razeen Mahroof, che ha aiutato il Servizio sanitario inglese a realizzare una guida su come affrontare con successo il digiuno nel Ramadan ha illustrato che una volta che il corpo inizia ad adattarsi ai nuovi ritmi determinati da questa forma di digiuno intermittente il livello di endorfine nel sangue aumenta con la conseguenza che si è più attenti, felici e si ha un generale senso di benessere.

Con il digiuno dall’alba al tramonto, l’energia del corpo può essere ricavata dai due pasti al giorno concessi al musulmano. È importante mangiare cibi dai cinque principali gruppi di alimenti, raccomanda il medico, “in modo da usare il grasso per bruciare energia contro il glucosio: in questo modo si perde peso, si preservano i muscoli, cala il colesterolo e si controllano meglio diabete e pressione”.

Andiamo però ad analizzare cosa succede nel nostro corpo e quali sono i positivi effetti in termini salutistici di questa pratica che rappresenta uno dei 5 pilastri dell’Islam.

Quello che succede in una fase di digiuno come quella del Ramadan, è il graduale passaggio dal bruciare il glucosio al bruciare i grassi.

Nella fase 1 del digiuno, la maggior parte del corpo utilizza il glucosio esogeno, cioè assunto con l’ultimo pasto. Nelle fasi 2 e 3, il glicogeno (zucchero immagazzinato) fornisce gran parte del glucosio necessario. La maggior parte dei tessuti usa ancora lo zucchero, ma il fegato, i muscoli e le cellule adipose hanno iniziato a bruciare i grassi.

Nelle fasi 4 e 5, le riserve di glicogeno sono esaurite. La gluconeogenesi epatica e renale (fegato e reni) fornisce ora tutto il glucosio, ma solo il cervello, i globuli rossi e il midollo renale (la parte interna del rene) usano il glucosio. Tutte le altre cellule sono passate alla combustione dei grassi. Nella fase 5, il cervello è passato a bruciare i grassi sotto forma di corpi chetonici. Solo una piccola quantità di glucosio è necessaria per i globuli rossi.

La maggior parte dei tessuti del corpo sono in grado di utilizzare gli acidi grassi direttamente come carburante. Fino alla fase 5, solo il cervello e i globuli rossi hanno bisogno di glucosio. Così ora la maggior parte del corpo è alimentata dal grasso, non dallo zucchero.

Quindi si comincia ad utilizzare il grasso per fornire le energie necessarie al nostro organismo con i conseguenti benefici effetti.

Ovviamente affinchè si possa beneficiare degli effetti positivi di questo tipo di digiuno bisogno portare l’attenzione sul tipo e la quantità di cibo che si assume nei pasti concessi.

Non devono mancare carboidrati complessi che aiutano il rilascio di energia lentamente durante le lunghe ore del digiuno e che come noto si trovano in grano, riso, semi, orzo, avena, miglio, semola, fagioli, lenticchie, farina integrale, riso basmati e così via.

Importante assumere cibi ricchi di fibra che vengono digeriti lentamente e includono crusca, cereali, grano integrale, grani diversi, semi, patate con la buccia, verdure varie inclusi fagiolini e tutti (o quasi) i frutti.

Suhur, il pasto che precede l’alba, dovrebbe essere sano e moderato, ma deve anche soddisfare e riempire affinché si possa avere energia per svariate ore. È importante includere dei cibi a digestione lenta e anche frutta e verdure, riso basmati o riso integrale, latticini (o bevande vegetali e yogurt vegetali ad essi sostituibili), fette di pane integrale tostato.

Al momento dell’interruzione del digiuno è prevista per tradizione l’assunzione di datteri e acqua (o the). I datteri provvederanno una carica di energia. Succhi di frutta (meglio se naturali e senza zuccheri) avranno lo stesso simile effetto rivitalizzante. I cibi altamente salutistici citati nel Corano per l’Iftar (il pasto dopo il tramonto) sono frutti e verdure, olive, cipolle, cetrioli, fichi, datteri, uva e legumi quali lenticchie. Si possono ad esempio consumare hummus, fagioli al curry, biriyani vegetali, macedonie di frutta.

I fluidi dovrebbero essere inclusi in ogni pasto (acqua o succhi naturali).

Importante è ricordare che il Ramadan non è un regime alimentare ma una pratica religiosa che insegna a gestire e praticare la spiritualità e non a pensare unicamente al cibo imparando inoltre ad essere grati per il cibo a disposizione.


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