IL BUDDISMO ZEN DEI SAMURAI
Takuan Soho (1573-1645) nasce da una famiglia samurai, in una zona di montagna, nei pressi della cittadina di Izushi, nell'antica provincia di Tajima. Egli rivela, però, un precoce interesse per i temi religiosi, affrontati già all’età di 8 anni, e a 10 prende i voti. Quattro anni dopo inizia lo studio della dottrina rinzai, sotto la guida del maestro Shun-oku Soen. Ulteriori segni di precocità li dà divenendo a soli 36 anni abate del tempio di Daitokuji. Si contraddistingue anche per un elevato dinamismo: passa gran parte della sua vita errando per il Giappone e manifestando in ogni occasione le sue idee, radicalmente lucide e talvolta invise al potere tanto da venir esiliato nel nord del paese dallo secondo shogun Tokugawa, Hidetada, ma richiamato ed anzi chiamato alla guida del santuario dei Tokugawa, il tempio di Tokai-ji, dal terzo shogun Iemitsu.
La sua figura è molto rilevante nell’ambito del suo rapporto con i samurai. Appena l’insegnamento zen arriva dalla Cina in Giappone, i monasteri si riempiono, infatti, di samurai che, spesso rissosi e analfabeti, sono interessati a conoscere il potere dei maestri zen, famosi, oltre che per la loro saggezza, per la forza tanto da essere ad esempio capaci di esplodere in urla sovrumane, capaci perfino di tramortire o uccidere un guerriero. Gli enigmi-koan usati dai Maestri zen per stanare l’intuizione dei praticanti, vengono tradotti in un linguaggio semplice per i samurai non parlando di filosofia, ma di spade, staffe, panciere, frecce eccetera.
Ecco Takuan che parla al Samurai:
“Desideri ottenere Questo (Taia)? Mentre cammini, ti fermi, ti siedi o ti sdrai, mentre conversi o rimani in silenzio, mentre bevi il the o mangi, non devi mai trascurare di esercitarti, il tuo occhio deve sempre volgersi immediatamente alla meta e devi continuamente cercare a fondo, sia andando che venendo. Solo così dovresti guardare diritto nelle cose. I mesi e gli anni passeranno e ti sembrerà che una luce appaia improvvisamente nel buio. Riceverai la saggezza senza che alcun Maestro te l’abbia rivelata e ti accorgerai di possedere misteriose capacità nel fare cose mai tentate prima. Quest’ultimo particolare non si discosta da ciò che è ordinario, eppure lo trascende. Dandogli un nome, chiamo questo Taia”.
Takuan Soho ci ha lasciato svariate opere, fra cui i tre saggi, ossia “Fudochishinmyoroku” (La testimonianza segreta della saggezza immutabile), “Reiroshu”, (Il limpido tintinnio delle gemme) e “Taiaki” (Il trattato della spada Taia).
Il cuore del suo insegnamento consiste nel rimuovere ogni genere di attaccamento, per conseguire l’illuminazione e lo stato di non-mente. Per chi vi riesca, spada e corpo si muoveranno all’unisono, spontaneamente, esprimendo insieme la tecnica e lo spirito dell’arte. A un livello più profondo, lo scopo della nonmente è quello di realizzare in ogni azione il Vuoto, la realtà suprema dello Zen. Coniugando Zen e Bushido – la Via dei samurai – il suo insegnamento invita a vivere lo splendore dell’esistenza e a essere padroni di noi stessi, a essere coraggiosi, a non cedere mai.
Il buddismo Zen più che una religione viene visto come mezzo per acquisire, grazie alle particolari pratiche, quella indifferenza per la vita necessaria ai samurai per diventare perfette macchine da combattimento. Sul campo di battaglia, i samurai si raccolgono in meditazione fino a raggiungere il vuoto mentale: secondo lo Zen, infatti, il ragionamento razionale priva il combattente della forza necessaria per arrivare alla meta, condizionandolo negativamente.
Un altro importante monaco buddista (ex Samurai) che si confronta con il mondo dei Samurai è Yamamoto Tsunetomo (11 giugno 1659 – 30 novembre 1719) nelle pagine dell’Hagakure (Annotazioni su cose udite all'ombra delle foglie) uno dei testi più famosi sul bushidō dove si trovano interessanti riflessioni sulla figura del Samurai.
Secondo lui, il samurai deve avere le caratteristi del fiore di ciliegio (sukura, simbolo del Giappone) ossia semplicità, purezza, delicatezza, disposizione a cadere con naturalezza quando è il momento.
Il Bushido si fonda su sette concetti fondamentali, ai quali il samurai deve scrupolosamente attenersi:
Gi: Onestà e Giustizia. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Yu: Eroico Coraggio. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, vivendo in modo completo, pieno, meraviglioso.
Jin: Compassione. Il samurai coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli.
Rei: Gentile Cortesia. I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale.
Makoto: Completa Sincerità. Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Parlare e agire per lui sono la medesima cosa.
Meiyo: Onore. Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Non puoi nasconderti da te stesso.
Chugi: Dovere e Lealtà. Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
Nel 1967, tre anni prima del suo celebre seppuku (rituale per il suicidio in uso tra i samurai), lo scrittore Yukio Mishima scrisse un'introduzione all'Hagakure e un commento ai primi tre volumi dell'opera, in cui confessava la grande importanza che l'opera di Tsunetomo aveva da sempre avuto per lui. Questo libro, edito in Italia da Bompiani nel 1987 col titolo La via del samurai, costituì, oltre che un interessante approfondimento sull'opera, un vero e proprio testamento spirituale di Mishima.