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  • Sibilla Mannarelli

L’IKEBANA, LA VIA DEI FIORI


L’Ikebana anche nota con il nome più desueto di kadō è l’arte tradizionale giapponese di disporre i fiori recisi, che risale all’antichità.

La traduzione letterale della parola ikebana è "fiori viventi", “portare il fiore alla vita”, mentre kadō, significa "via dei fiori", intendendo cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello Zen.

Questa arte ebbe origine in Oriente (India, Cina), ma solo nel complesso artistico e religioso giapponese trovò terreno fertile per il proprio sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica.

Le origini vengono rinvenute in Cina nel periodo della dinastia Tang che allora dominava tutto il mondo orientale; all’inizio del VI secolo dc gli ambasciatori giapponesi, affascinati da questa cultura, introdussero nel loro paese non solo il buddismo, ma anche l’usanza di offrire fiori alle divinità.

In origine l'arte dei fiori era praticata solamente da nobili e monaci buddhisti, le classi elevate del Giappone mentre solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti, diventando popolare con il nome di ikebana.

Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka, che nella composizione comprendeva la presenza di sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito fu elaborato uno stile più semplice, il Nageire, al quale seguì il Seika, un Rikka semplificato, meno austero del Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato, e sassi, rami secchi ed altri materiali naturali.

La sensibilità giapponese, impregnata di animismo shintoista e di spiritualità buddhista, vedeva nei rami fioriti una delle realtà simboliche fondamentali.

L’arte di disporre i fiori assunse presto i connotati di una vera disciplina. Essa rappresentava la bellezza percepita dai legami uomo e natura. La natura definisce lo spirito vitale della bellezza e i fiori rappresentano tale bellezza.

L’ikebana diventava osservazione continua della natura e del suo ritmo stagionale, da rispettare sempre nelle composizioni, risultato di un equilibrio di forme dove lo spazio vuoto diventa essenziale per definire lo spazio compositivo.

Lo Zen influenzò profondamente sull’ikebana che divenne la massima espressione di questa disciplina tanto da essere ritenuta idonea a purificare la mente e fu adattata alle esigenze marziali dei Samurai.

Per raggiungere uno stato di pace dei sensi e di concentrazione prima di iniziare una battaglia, il samurai eseguiva sia l’ikebana che la cerimonia del te, per purificare cuore e mente.

In Giappone anche le donne diventavano samurai e venivano addestrate all’uso dell’arco, della lancia e di una particolare alabarda detta “naginata”, che divenne l’arma simbolica delle donne samurai. Oltre a tale addestramento la donna samurai veniva iniziata all’ikebana e all’arte della cerimonia del tè (chnoyu).

Nell’ikebana si trovava tranquillità e le composizioni aiutavano a “cogliere l’attimo” ed apprezzare cose della natura che venivano in precedenza considerate insignificanti.

A partire dalla metà del XV secolo, con la creazione dei primi stili classici, l’ikebana non ebbe più solo un significato religioso ma diventò un’arte indipendente sempre però strettamente legata a significati simbolici e filosofici.

Nel XVII secolo nacquero le prime scuole, cambiarono gli stili e l’ikebana diventò un’arte che apparteneva a tutta la società giapponese.

Le scuole di ikebana più famose sono Ikenobo, la più antica, la scuola Ohara, fondata da Unshin Ohara (1861-1916) che si dedicò soprattutto allo sviluppo del moribana (letteralmente “fiori ammassati”), composizione di paesaggi naturali in miniatura ed infine la scuola Sogetsu, fondata nel 1927 da Sofu Teshigahara, detto “il Picasso dell’ikebana” o lo “scultore dell’effimero”.

Ma ecco in cosa consiste l’Ikebana. L’intera struttura si basa su tre punti principali che simbolizzano il cielo, la terra e uomo concepito in una posizione intermedia tra cielo e terra. L’elemento più importante è lo stelo che rappresenta il cielo, chiamato “primario” o Shin, asse di tutta la composizione e per questo motivo molto forte. Accanto al primario vi è il “secondario” o Soe simbolo dell’uomo, è sistemato in modo da dare l’impressione di spingere lateralmente e in avanti rispetto allo stelo principale, deve essere lungo circa 2/3 rispetto al ramo principale e inclinarsi verso di esso. Lo stelo “terziario” o Hikae rappresenta la terra, è il più corto ed è posto davanti alla base degli altri due o leggermente dal lato opposto.

L’impressione dev’essere che tutti gli elementi nascano da un unico tronco. I concetti più importanti da tenere perenti sono profondità, spazio ed asimmetria. Nell’arte dei fiori l’asimmetria è un importantissimo canone di bellezza, perché è proprio nel gioco di vuoti e pieni che nasce la bellezza, una bellezza fatta di sottintesi. L’asimmetria è un modo per esortare a non aver paura del vuoto, tutto dev’essere in divenire, come nella natura.

Un’altra accortezza dev’essere quella di prediligere l’utilizzo di boccioli. Perché le composizioni sono fatte in modo tale che le piante possano anche crescere e sviluppare il loro ciclo di vita all’interno della creazione. Scegliere fiori “appena nati” permette di ammirare la loro crescita ed il loro mutare; i fiori appassiti, al contrario, darebbero un’idea di morte.

Per essere in grado di realizzare una composizione di ikebana occorre apprendere in modo approfondito tecniche specifiche, indispensabili all’allievo perché l’ikebana è un’arte creativa dove la tecnica è messa al servizio della fantasia e ispirazione. Per mettere in moto questo processo è inoltre necessario creare dentro di sè un momento di silenzio interiore e di serenità perché solo così si può dar vita a un rapporto individuale con ciascun elemento vegetale, conferendogli la giusta collocazione in un insieme armonioso.

Oggi l’Ikebana è un’espressione artistica, che ha saputo adeguarsi alle esigenze figurative del nostro tempo e alla richiesta di poter essere inserita nelle nostre case moderne, diventando parte integrante della vita di tutti i giorni.


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