MARXISMO RELIGIONE ATEA O SATANICA?
Karl Marx (1818 - 1883) il cui vero nome era Moses Kiessel Mordechai Levi, discendeva da una famiglia di rabbini fra cui figurava anche il famoso Rabbi Elieser ha-Levi di Magonza (il cui figlio Jehud Minz fu direttore della scuola talmudica di Padova). Suo padre era Hirschel Levi, avvocato di cultura illuminista, il quale, in seguito a un decreto del governo prussiano del 1816 con cui s'impediva agli ebrei l'accesso alle alte cariche giuridiche e a quelle in campo medico, si era formalmente convertito al protestantesimo, mutando il proprio nome in quello di Heinrich Marx.
Il pastore luterano Richard Wurmbrand, un ateo rumeno di origine ebraica, che in gioventù militò nelle file del comunismo marxista per poi convertirsi al cristianesimo nel 1935, nel suo libro “L’altra faccia di Carlo Marx“ indaga negli scritti giovanili e nelle vicende biografiche di Marx, giungendo a ritenere che egli trafficasse con sette sataniste. Già nel 1851, lo scrittore politico spagnolo Juan Francisco María Donoso Cortés (1809-1853), marchese di Valdegamas, nel suo celebre “Ensayo sobre el catolicismo, el liberalismo y el socialismo”, aveva sostenuto che "il socialismo è forte perché è una teologia, ed è distruttore perché la sua è una teologia satanica".
Wurmbrand descrive il giovane Marx come frequentatore di alcuni circoli satanisti del tempo e molto vicino a Mikhail Bakunin (1814-1876), anarchico russo e compagno nella “Prima Internazionale”, il quale scriveva: «Il Maligno rappresenta la ribellione satanica contro l’autorità divina, ribellione nella quale vediamo il germe fecondo di tutte le emancipazioni umane, la Rivoluzione. I Socialisti si riconoscono l’un l’altro con le parole: “Nel nome di Colui al quale è stata commessa una grande ingiustizia”. Satana è l’eterno ribelle, il primo libero pensatore ed emancipatore dei Mondi. Egli fa sì che l’Uomo si vergogni della sua bestiale ignoranza e obbedienza; lo emancipa, imprime sulla sua fronte il suggello della libertà e dell’umanità, spronandolo a disobbedire e a mangiare il Frutto della Conoscenza”.
Federico Bellini nel suo articolo "Le Contraddizioni di Karl Marx” afferma che Bakunin non si limitava a lodare questo aspetto luciferino, ma nel programma concreto rivoluzionario, scriveva ancora: “In questa rivoluzione dovremo risvegliare il Diavolo delle persone, dovremo attizzare in loro le più basse passioni. La nostra missione è distruggere, non edificare, la passione per la distruzione è una passione creativa”.
Una passione che condividerà con Marx, istituendo insieme a lui questo particolare e sinistro programma. E Bakunin stesso rivelò che il filosofo, sociologo, economista, oltreché anarchico francese, Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), che in quell’epoca era pure amico di Karl Marx, “adorava anche lui Satana”. Ne “La Filosofia della Miseria”, Proudhon arrivò persino a dichiarare...«Vieni, Satana, calunniato dai piccoli e dai re. Dio è stupidità e codardia; Dio è ipocrisia e falsità; Dio è tirannia e povertà; Dio è malvagio […] Io giuro, Dio, con la mano distesa verso il Cielo, che non sei niente più che l’esecutore della mia ragione, lo scettro della mia Coscienza».
Wurmbrand ricorda che Marx nel 1839 scrisse «La differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro», nella prefazione della quale si allineava con Eschilo: «Nutro odio contro tutti gli dèi». Egli specificava dicendo di essere contro tutti gli dei in terra e in cielo che non riconoscono l’autoconsapevolezza umana come la divinità suprema.
Per Wurmbrand, Marx era un nemico dichiarato di tutti gli dei, un uomo che aveva acquistato la sua spada dal principe delle tenebre, al prezzo della propria anima.
A riguardo anche un eminente filosofo, Ministro dell’Educazione nell’Unione Sovietica, quale Anatoly Lunacharsky (1875-1933), scrisse in “Religione e Socialismo” che Marx aveva messo da parte ogni relazione con Dio, e aveva letteralmente portato Satana alla testa delle colonne in marcia del proletariato.
Paolo Zanotto nel suo scritto "Ipotesi demonologiche sull'ideologia marxista" afferma di come già altri autori avevano ipotizzato un disegno recondito nell’opera marxista, formalmente consacrata all’elaborazione del "socialismo scientifico" e dietro alla cui formula si sarebbe celato, tuttavia, il piano di forze occulte e tremende. Così, ad esempio, continua Zanotto, è stato messo in luce come il testo del Manifesto del Partito Comunista altro non sarebbe se non la codificazione del programma e dei principî rivoluzionari che aveva stabilito settant’anni prima Johann Adam Weishaupt (1748-1830), fondatore di un movimento para-massonico deviato, noto come Ordine degli Illuminati di Baviera.
Marx, infatti, che secondo quanto affermato sulla stessa rivista "Hiram" (n. 5, 1990, p. 114), organo ufficiale del Grande Oriente d'Italia, sarebbe stato iniziato alla Loggia Apollo di Colonia, nel periodo della stesura del Manifesto dei Comunisti e apparteneva alla "Lega degli Uomini Giusti" (precedentemente "dei Proscritti" e successivamente "dei Comunisti") un gruppo misterioso che alcuni storiografi vorrebbero come succedaneo proprio di quegli Illuminati di Baviera che operarono nel decennio 1776-1786 e furono, poi, costretti a ritirarsi nella clandestinità, dopo essere stati smascherati dalla polizia bavarese.
Wurmbrand sostiene soprattutto che la filantropia socialista non era l’ispirazione vera di Marx, ma solo lo schermo, il pretesto per la sua vera motivazione che era la guerra contro Dio; realizzata poi su larga scala con la Rivoluzione d’ottobre e quel che ne è seguito.
Del resto, come scrive Zanotto, la filosofia marxiana, improntata al metodo dialettico, pretendeva di ridurre la complessità della vita terrena ad una mera questione materiale: soltanto la sfera dell'economia aveva infatti dignità di "struttura" fondante nel contesto dell'intera "formazione sociale", dove tutto il resto veniva considerato "sovrastruttura". Questa estrema semplificazione dell'elaborato sistema che filtra attraverso il pensiero di Marx, non ne stravolge tuttavia il messaggio essenziale, che riconduce a quel "materialismo storico" nel quale il filosofo di Treviri individuava la vera causa delle continue "lotte di classi" che, a suo dire, avevano da sempre caratterizzato l'esistenza dell'uomo su questa Terra.
Secondo Marx la religione altro non è che un sospiro della creatura oppressa, ossia il prodotto di un’umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali, che cerca illusoriamente nell’aldilà ciò che le è negato nell’aldiqua. In particolare per Marx la religione è una ancora di salvezza per coloro che vivono in una condizione di miseria perché permette di sperare in un mondo migliore nell’aldilà e un’illusione creata dai potenti per sottomettere l’uomo, per far dimenticare i problemi e la miseria.
E dunque, se la religione, in quanto narcotico delle masse, è il sintomo di una condizione umana e sociale alienata, l’unico modo per eliminarla non è la critica filosofica (come pensava Feuerbach), ma la trasformazione rivoluzionaria della società; poiché se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. La disalienazione religiosa avrebbe dunque come suo presupposto, la disalienazione economica, ossia l’abbattimento della società di classe. Nel frattempo, per Marx, la religione rappresenta una sovrastruttura, un mondo ideale creato dall’uomo dove risiedono tutti i suoi valori e ideali. Tale sovrastruttura risulta essere una valvola di sfogo per la società, ma nella società capitalistica essa è controllata dalla borghesia, che impone agli altri i suoi valori di ricchezza e guadagno.
Tuttavia Marx non errava quando affermava che "i miracoli divini diventano superflui a causa dei miracoli dell'industria"(op.cit., p. 81), e di come quest'ultimi possono possono tornare a vantaggio solo di poche persone proprietarie, mentre al lavoratori non resta che continuare a sperare, come talvolta vuole la religione, nei miracoli divini.
Marx afferma che prima del socialismo scientifico ogni morale era di origine religiosa, persino quella del socialismo utopistico, è così ogni diritto, ogni politica, arte o scienza. Il contenuto di tutte le scienze era costretto a esprimersi in un involucro religioso. Riflettendo le contraddizioni antagonistiche della loro epoca, tutte le scienze manifestavano in modo illusorio, cioè sostanzialmente religioso, il loro tentativo di risolverle, e questo avveniva anche quando gli uomini cercavano di emanciparsi dalla religione. Ecco perché sino al socialismo scientifico la lotta contro la religione altro non è stata che la lotta di alcune idee religiose contro altre.
A prescindere dalle tesi "sataniste-occulte" su Marx , egli aveva intuito che per combattere una religione si doveva costruirne una nuova.
Del resto la stessa Annie Besant (1847 – 1933), socialista, esoterista, massona, nonché una delle figure prioritaria della Società Teosofica, dietro il termine di scienza esoterica aveva come fine quella di creare una "fratellanza universale" di matrice massonica e finalizzata al superamento o cancellazione di ogni religione "tradizionale" precedente.
Marx appoggiandosi alla tesi di Feuerbach secondo la quale non è Dio ( l’astratto) ad aver creato l’uomo (il concetto), ma l’uomo ad aver creato Dio, costruisce un nuovo "culto materialista" , che senza neppure farlo a posta trae ispirazione dalle religioni da lui conosciute: una visiona dualistica (manicheismo) che si fonda sulle idee di due essenze o principi inconciliabili che si oppongono alla pluralità degli esseri a un'unica sostanza o a un unico principio (monismo); la lotta eterne tra bene e male come forze opposte che spesso lottano l’una contro l’altra producendo gli eventi (concezione dualistica), dove la contrapposizione tra proletario e capitalista trova sicuramente ispirazione nel Vangelo di Matteo (19,23-30) "È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio; l'idea di un internazionalismo, già vivo nel cristianesimo e nell'Islam, qui sintetizzato nel motto politico "Proletari di tutti i Paesi, unitevi!"; l'idea di una Terra Promessa in cui non vi sono classi sociali e stato.; la catechesi materialista; il culto idolatra dei padri del marxismo; le commemorazioni dei martiri; le feste comandate e infine le iconografie (basti pensare al santino del Che).
In tutto questo l'astuzia di Marx sta nel scegliersi un nemico "eterno" ossia quello del capitalismo, che permetterà al culto marxista di essere vivo e vegeto..."Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo”; e in effetti oggi il marxismo è una delle tre fedi (in termini di numero) insieme a cristianesimo e islamismo che ci sono nel mondo.
Anche se il borghese Marx compie un gesto di redenzione "cristiano" e spinge la borghesia illuminata a fare lo stesso, la su fede è materialistica, in quanto considera come determinanti per lo sviluppo della storia umana e per la creazione di un ordine sociale diversi fattori strutturali materiali, in particolare tecnologici ed economici. Una visione della storia, la sua, che si differenzia da quella degli idealisti, che ritenevano che alla base dei cambiamenti politici e sociali vi fosse non solo la politica, ma anche la filosofia, l'arte o la religione, elementi che Marx chiama elementi sovrastrutturali; e ben distante da coloro che credono in una partecipazione divina nelle vicende storiche.
Tuttavia oggi la sinistra "democratica e progressista" sembra più orientata verso nuove forme di dualismo, che sembrano moltiplicarsi all'infinito, tra queste diritto-eticità, antiproibizionismo-proibizionismo, laicità-religiosità, seguendo un fabianesimo più influenzato dalla Besant che da Lenin che ha come fine quello di minare tutti i capisaldi della cosiddetta società "tradizionale", imponendo strada facendo una sorta di "Dittatura del pensiero laico" verso il quale non è permesso esprimere dissenso alcuno per non venire apostrofati con termini "pre-confezionati".
La sinistra attuale ha riformato se stessa e la sua visione del marxismo adeguandosi a dei modelli sempre più liberali di matrice "yankee" senza mostrare alcuna voglia di redenzione o arrossire dinnanzi ai tanti catto-comunismi dinnanzi a cui lo stesso Marx si volterebbe nella tomba.
A questo punto sorge lecita una domanda: ma perché al marxista ci sono voluti quasi settant'anni per diventare come i radicali di Marco Pannella?