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Massimo Mannarelli

MEDITAZIONE E SPIRITUALITA' PER "RUNNERS"


La corsa non solo ha il potere di aprire la mente ad una rigenerezione psicologica e spirituale, ma può essere anche vissuta come rifugio nel quale il "runner" entra in comunicazione con Dio e con se stesso.

I percorsi e le strade che percorriamo possono essere considerate alla pari di veri e propri luoghi di culto, grazie ai quali possiamo non solo pensare e riflettere, ma anche e soprattutto sperimentare la meditazione, la contemplazione e la preghiera.

Lo stesso Warren Kay, allenatore d’atletica e titolare della cattedra di studi teologici e religiosi al Merrimack College di North Andover (Massachusetts) afferma che corriamo per esercizio, relax e talvolta per assecondare il nostro spirito competitivo. Kay nel suo libro "Running ― The Sacred Art: Preparing to Practice (The Art of Spiritual Living)" spinge il runner ad una esplorazione più profonda di questa disciplina finalizzando la corsa anche ad una pratica spirituale intenzionale.

L'approccio di Kay combina riflessioni penetranti su Dio, creazione e ruolo dello Spirito nella propria vita con suggerimenti pratici e concisi per iniziare il proprio diario di corsa spirituale. Egli aiuta a trasformare le corse ordinarie in straordinarie opportunità di crescita spirituale. Soprattutto Kay consiglia di vivere la corsa quotidiana come:

⦁ Santuario: il tempo della corsa è un tempo sacro;

⦁ Preghiera: apertura di se stessi alla conversazione con Dio;

⦁ Meditazione: entrare in se stessi per trovare conforto spirituale;

⦁ Sacramento: sperimentare il Divino nella fisicità della corsa;

⦁ Pellegrinaggio: una corsa è contemporaneamente viaggio e destinazione.

Kay afferma che è stato documentato che una visione spirituale della vita può avere un impatto positivo sulla salute. Egli mostra come in numerosi studi è stato riscontrato come le persone che possiedono dei legami spirituali riescono a gestire meglio lo stress, a riprendersi dalle malattie e sono fondamentalmente più longeve.

Kay afferma: "I benefici spirituali che provengono dalla corsa - apprezzando la natura, sviluppando il senso di comunione con gli altri, ammirando il legame esistente tra i vari elementi nell’universo - possono rasserenare la mente, facilitare l’introspezione e aiutarti a diventare più virtuoso e completo".

Come sostenuto da Kay e da altri teologi appassionati di corsa, la consapevolezza spirituale può far diventare i runner più rilassati e soddisfatti, indipendentemente dal credo religioso (o, anche, dall’assenza di esso).

La corsa può diventare comunicazione con se stessi e con chi ci circonda, ma anche osservazione del mondo intorno in una chiave "mindfulness", all'interno della quale ci poniamo come osservatori "privi di giudizio alcuno" capaci di accogliere, come voleva il monaco zen Thích Nhất Hạnh ogni rumore o immagine che incontriamo facendole diventare parte della nostra esperienza meditativa.

A riguardo il reverendo Roger D. Joslin, con tre maratone all’attivo e autore del testo "Running the Spiritual Path" che vede la corsa come mezzo per sviluppare la propria attitudine spirituale, consiglia di concentrarsi sul respiro. Joslin dice: "Ascolta il suono dei tuoi piedi, percepisci la forza del vento, ma, più di ogni altra cosa, ascolta il tuo respiro» raccomanda. Farlo, ti permette di calmare la mente e di diventare consapevole delle cose, compreso il semplice gusto di correre".

Questo anche perchè l'incontro con la natura porta ad una esperienza di tipo contemplativo, dove possiamo con la corsa fare esperienza del tutto (ma anche di un "Unico Tutto") che ci circonda, giungendo non solo a riconoscerci come una parte di esso, ma anche mostrando la nostra gratitudine per i doni ricevuti.

La stessa Suor Marie Theo Gesù della Congregazione Romana di San Domenico e maratoneta diceva: "Gesù non ha bisogno di nessuna bandiera, ma quanto è bello dare testimonianza della gioia, della vita, del respiro, della pienezza che Lui ci regala. Quanto è bello sperimentare insieme, nello sforzo e nella fatica, nella gioia e nel godimento, la comunione, la solidarietà, l’ attenzione all’ altro. Quanto è bello correre per dire: tu conti per me, io corro anche per te… corro con te… corriamo insieme! E allora corriamo con i nostri piedi per dare forza alla nostra speranza, realtà alla giustizia, volto all’amore".

Franco Michieli nel suo “L’estasi della corsa selvaggia” parlando della corsa la descrive come “Quella sorta di estasi animalesca che fluisce nell’homo sapiens mentre corre facilmente l’uomo la riconosce anche negli animali che gli stanno vicini, nel cavallo quando è lanciato nella corsa sfrenata, in un cane davanti al cui olfatto si apre la libertà degli spazi aperti in cui corre felice”.

A completare l'aspetto spirituale della corsa ci viene in aiuto Sri Chinmoy (1931 – 2007), velocista e decatleta di successo nella sua giovinezza, iniziò le corse di lunga distanza dopo i quarant'anni. In sette anni completò ventidue maratone, tre ultramaratone e partecipò ad innumerevoli gare brevi. Egli non solo fondò, nel 1977, lo "Sri Chinmoy Marathon Team", ma fu autore del libro "Corsa interiore ed esteriore. Segreti yogici per correre meglio" dove scrive: "La nostra filosofia non nega né la vita esteriore né la vita interiore. Sia la corsa esteriore che quella interiore sono importanti. La corsa esteriore ci ricorda che qualcosa di più elevato e profondo - in questo caso la nostra anima - sta correndo lungo la Strada dell'Eternità. La corsa interiore ci ispira a mantenere il corpo-tempio in perfetta forma per il nostro totale appagamento".

Nel testo di Sri Chinmoy ci sono richiami perfino richiami al Karma Yoga, ossia nel correre per Dio più che per se stessi, ma anche consigli pratico-spirituali, per il "corridore spirituale" al quale si consiglia la recitazione del nome di Dio (in questo caso egli predilige il termine Supremo) per tutto il tempo della corsa (Bhakti).

Sri Chinmy ha anche il merito di usare "buon senso" quando riconosce la scienza medica come un dono di Dio, attraverso la quale il runner si deve affidare per la risoluzione di problemi fisici senza avere pretesa alcuna di curare disturbi esteriori con pratiche spirituali. Sri Chinmoy incoraggi ed ispira sia il corridore "interiore" che quello "esteriore", verso un sempre maggiore progresso, soddisfazione e successo, sia interiori che esteriori.







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