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Massimo Mannarelli

PRABHUPADA, LA TEORIA DEL COMPLOTTO E LO SBARCO DELLA LUNA COME FAKE


Abhay Charan De, meglio conosciuto con il nome religioso A.C. Bhaktivedānta Svāmī Prabhupāda o Śrīla Prabhupāda (Calcutta, 1º settembre 1896 – Vṛndāvana, 14 novembre 1977), famoso per essere il maestro spirituale (ācārya) nella catena disciplica (guruparamparā), fondata dal mistico bengalese del XVI secolo Caitanya (viṣṇuismo gauḍīya). Fu il fondatore dell'ISKCON ("Associazione internazionale per la coscienza di Krishna" meglio conosciuto come il "movimento Hare Krishna"), associazione religiosa nata con l’obiettivo di diffondere il viṣṇuismo gauḍīya in Occidente. Prabhupada fu anche autore di numerosi scritti, traduzioni e commentari alla letteratura dei Veda, alle Upaniṣad, alla Bhagavadgītā, al Bhāgavata Purāṇa e al Caitanya-caritāmṛta.

Giunto negli Stati Uniti nel 1965 espresse forti dubbi sulla missione lunare della capsula Apollo XI con a bordo i tre astronauti più famosi del mondo (Armstrong, Aldrin e Collins).

Per quanto le sue perplessità non destarono interesse nel paese (dove ancora nel 1999 un sondaggio della Gallup rilevava che il 6% degli statunitensi aveva dubbi sull'allunaggio) le teorie negazioniste iniziarono a fare il loro corso.

La teoria del complotto lunare è l'ipotesi secondo cui le missioni del programma Apollo non avrebbero realmente trasportato gli astronauti sulla Luna e le prove degli allunaggi sarebbero state falsificate dalla NASA, con la collaborazione del governo degli Stati Uniti, in competizione con l'URSS per la "conquista dello spazio" nel panorama generale della guerra fredda.

Secondo i teorici del complotto, le immagini degli allunaggi sarebbero riprese fatte in uno studio cinematografico con l'ausilio di effetti speciali.

La teoria del complotto lunare appare nei media per la prima volta nel 1976 con il libro “Non siamo mai andati sulla luna” (We Never Went to the Moon) dell'americano Bill Kaysing in collaborazione con Rendy Reid.

Kaysing, laureato in lingua e letteratura inglese (Bachelor of Arts) presso l'Università della California meridionale, dichiarò di scrivere basandosi sulle proprie esperienze lavorative presso la Rocketdyne, un'azienda produttrice di motori a razzo. Anche se il suo ruolo fu quello di supervisore nella stesura dei manuali tecnici, ipotizzava che la tecnologia degli anni sessanta non fosse sufficientemente avanzata da permettere un allunaggio con equipaggio e che la NASA, a causa della cattiva amministrazione di quegli anni, non avrebbe potuto ottenere il successo dichiaratamente ottenuto, e che la motivazione di NASA e Rocketdyne per fingere l'allunaggio sarebbe stata di natura economica.

Secondo Kaysing, l'incarico di girare i filmati sulle missioni sarebbe stato dato al regista Stanley Kubrick, già famoso per gli effetti speciali nel suo film “2001: Odissea nello spazio”. Incarico assegnato sotto la minaccia di rendere pubblico il coinvolgimento di un suo fratello "Raul" col partito comunista. Queste affermazioni tuttavia contrastano però con il fatto che Kubrick non ha mai avuto alcun fratello, ma solo una sorella minore, Barbara Mary, nata nel 1934. Il filmato dell'allunaggio sarebbe stato girato alla Norton Air Force Base di San Bernardino.

Un ulteriore prova del fatto che Kubrick non ha mai girato il presunto film dell'allunaggio in alcuno studio cinematografico, sono le recenti dichiarazioni della figlia Vivian, che definisce la questione "una menzogna grottesca".

Quelle di Kaysing furono le prime affermazioni a carattere complottista sulle missioni Apollo ad essere state pubblicate in un libro. Tali affermazioni sono ad oggi ritenute valide da alcuni sostenitori della teoria del complotto lunare.

Nel suo libro “A Man on the Moon”, pubblicato nel 1994, Andrew Chaikin sostiene che teorie del complotto sugli allunaggi circolavano già ai tempi della missione dell'Apollo 8, nel dicembre 1968.

Secondo alcuni teorici del complotto, la corsa verso la Luna va vista nel complesso ambito della guerra fredda. Le prime tappe di questa corsa erano state vinte dall'Unione Sovietica, che era riuscita a mandare in orbita il primo satellite artificiale, a fotografare l'altra faccia della Luna e a portare il primo uomo nello spazio. Gli americani avrebbero quindi inscenato la conquista della Luna per potersi fregiare di questo importante successo.

Questa vittoria tecnologica fu per il popolo americano estremamente motivante quale dimostrazione di supremazia non solo militare. Il progetto di esplorazione umana della Luna subentrò all'abbandonato progetto A119, "A Study of Lunar Research Flights", sviluppato nel 1950 dall’Armour Research Foundation di Chicago (oggi Illinois Institute of Technology Research) per l'Aeronautica militare statunitense che prefigurava l'esplosione di una testata nucleare sulla Luna. Si presuppone che lo scopo fosse di dimostrare la superiorità militare rispetto all'Unione Sovietica e al resto del mondo durante la Guerra fredda. I piani non furono mai svelati perché comportavano rischi incalcolabili e perché l'esplorazione umana fu considerata assai più accettabile dal pubblico; secondo altri l'allunaggio sarebbe stato inscenato per distrarre gli americani dalla guerra del Vietnam.

Una possibile motivazione della NASA per inscenare gli allunaggi sarebbe stata il timore di perdere il budget assegnatole, che ammontava già allora a 30 miliardi di dollari.

Esistono comunque varie versioni della teoria del complotto. Una sostiene che la NASA non riuscì a riprendersi velocemente dall'incidente dell'Apollo 1 e per non rischiare nuove perdite umane inscenò il falso allunaggio. Un'altra versione sostenuta da un fotografo francese, Philippe Lheureux, autore del libro “Lumières sur la Lune”, lo sbarco umano sulla Luna avvenne veramente, ma la NASA diffuse false fotografie per evitare che altre nazioni potessero trarre beneficio dalle informazioni scientifiche deducibili dalle vere fotografie.

Una teoria analoga è stata sostenuta da William L. Brian, ingegnere nucleare statunitense e autore del libro “Moongate”, che riteneva che lo sbarco sulla Luna avvenne, ma che le vere scoperte fatte dagli astronauti furono tenute nascoste.

I teorici del complotto si basano su presunte incongruenze presenti nelle fotografie e nei filmati delle missioni o citano alcune morti accidentali di piloti coinvolti nelle missioni come dimostrazione di un ipotetico insabbiamento.

Il consenso scientifico e degli addetti ai lavori è che non vi è alcun dubbio sulla realtà oggettiva delle missioni lunari e sul fatto che l'uomo abbia camminato sulla Luna. Diversi esperti ritengono che la messinscena necessaria per fingere le missioni Apollo sarebbe stata troppo complessa sia per la quantità di reperti prodotti che per il numero di persone coinvolte.

Le missioni lunari Apollo hanno comportato la produzione di un gran numero di materiali: fotografie, filmati, registrazioni audio delle comunicazioni tra gli astronauti e le basi terrestri, campioni di rocce lunari riportati a terra, dati scientifici derivanti da misurazioni strumentali ed esperimenti condotti dagli astronauti, che hanno condotto alla redazione di centinaia di articoli scientifici, archiviati sul database Astrophysics Data System. Falsificare tutti questi materiali fin nei minimi dettagli in modo da ingannare scienziati, tecnici ed esperti vari sarebbe stato troppo complicato.

Śrīla Prabhupāda affermava che non è possibile percorrere 95.000.000 di miglia in quattro giorni a 18.000 mph.

“La mia sfida, dice lo Swami, è che la luna è oltre il sole. Il primo pianeta è il sole e poi la luna. Quindi, se il sole è di 93.000.000 di miglia e la luna è sopra il sole di 1.600.000, come possono andare sul pianeta lunare in quattro giorni? Richiede sette mesi e mezzo. Questa è la mia sfida. " (Conversazione in camera - 30 gennaio 1977, Bhuvanesvara)...“Abbiamo già discusso questo punto in molti posti. Prima c'è il sole, poi la luna, poi Marte, Giove e così via. Si suppone che il sole si trovi a 93.000.000 di miglia sopra la superficie della terra, e dallo Śrīmad-Bhāgavatam comprendiamo che la luna è a 1.600.000 miglia sopra il sole. Pertanto la distanza tra la terra e la luna sarebbe di circa 95.000.000 di miglia. Quindi, se una capsula spaziale viaggiasse alla velocità di 18.000 miglia orarie, come potrebbe raggiungere la luna in quattro giorni? A quella velocità, andare sulla luna richiederebbe almeno sette mesi. Che una capsula spaziale durante un'escursione lunare abbia raggiunto la luna in quattro giorni è quindi impossibile ". (Affermazione di SB 8.10.38)

“Finora, conclude Śrīla Prabhupāda, abbiamo capito dalla letteratura vedica, la luna è il secondo pianeta. Il sole è il primo pianeta. Se consideriamo in questo modo, la luna è oltre il pianeta sole. La stima è lì nello Srimad-Bhag avatam: 1.600.000 miglia sopra il sole si trova la luna. Ora, se prendiamo in considerazione il pianeta sole situato a 93.000.000 miglia dalla terra, quindi aggiungiamo di nuovo 1.600.000 miglia, si arriva a 15.000.000…, 95.000.000 miglia di distanza dal pianeta terrestre. E come puoi arrivarci in quattro giorni, a 95.000.000 di miglia di distanza? Se applichiamo il nostro buon senso, sembra che non siano mai andati sul pianeta lunare. È tutta propaganda fasulla. Non è possibile."



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